Curiosità e storia delle carte siciliane

Le carte da gioco sono ancora oggi un vero e proprio must in Italia. Il settore dell’intrattenimento è continuamente alimentato anche dai passatempi di una volta, che oggi godono di trasposizioni digitali abbastanza accessibili. I classici giochi come il poker, ad esempio, vengono praticati a distanza sulle piattaforme virtuali con slot giocabili online e altre attrazioni da sala, che in tanti preferiscono vivere ormai dietro ad uno schermo. Ciò significa però perdere buona parte della tradizione e del folklore che permeano le carte regionali come quelle siciliane, indubbiamente intrise di storia. In questo caso si parla di mazzi ispirati a quelli spagnoli, dove la donna viene posizionata al posto del fante. Il re di denari, o meglio “aremi” in Sicilia, è noto come “matta”, proprio come nelle carte napoletane, mentre i bastoni sono conosciuti come “mazze”.

Le carte siciliane si caratterizzano in primis per le loro dimensioni ridotte, con figure meno curate nel dettaglio del disegno. Solo gli assi appaiono molto più elaborati, con tanto di riferimenti a uomini, animali e oggetti ben distinguibili. Probabilmente la carta più rappresentativa del mazzo è il 3 di denari, sul quale è possibile apprezzare la trinacria, simbolo strettamente identificativo della Sicilia. Come la maggior parte dei mazzi regionali italiani, quello siciliano conta 40 carte con figure intere (non riproposte dunque 2 volte in maniera speculare, come accade invece nelle carte francesi).

L’origine precisa di queste carte non è del tutto chiara, ma gli studiosi ritengono che ci siano grandi legami con il Tarocco locale, considerando che alcune figure sono praticamente identiche. Un tempo l’uomo raffigurato sul cavallo di mazze o di spade rappresentava Garibaldi, la cui presenza si notava anche nel 5 di aremi. Uno dei re, invece, somigliava chiaramente a Vittorio Emanuele II. Molte di queste particolarità, tuttavia, si sono perse nel tempo e le ristampe più recenti dei mazzi siciliani non godono di queste chicche, motivo per il quale i mazzi più antichi sono particolarmente ricercati dai collezionisti.

Con le carte siciliane è possibile dar vita a giochi conosciuti in tutto lo Stivale. La Briscola o il Sette e mezzo ne sono dei chiari esempi, ma ne esistono anche di altri che forse sono ben poco famosi nel resto d’Italia. Il riferimento è nella fattispecie a “Cavaduzzo”, “Ti Vitti” e “Piatto2. Nel Cavaduzzo si emula una specie di corsa ai cavalli, con le carte dei cavalli stessi che vengono disposte in verticale per avanzare di posizione a seconda della carta che il banco assegna loro ogni volta. Un gioco dall’esito imponderabile, dove si tende di fatto a scommettere su chi vincerà la corsa che avviene sul tavolo

“Ti vitti” (dal siciliano “Ti ho visto”) richiede invece di formare delle “pile” di carte, con la possibilità di aggiungerne alcune anche sulle pile avversarie. Le regole non sono quelle dei classici giochi. In caso di errori, si aggiungono 3 carte ad una pila. Nel Piatto, infine, bisogna prodursi semplicemente in dei pronostici sulle carte consegnate ai giocatori, provando a decifrare in anticipo se il loro valore sia più alto o più basso di quella in dotazione al banco.

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