Zona rossa nel Calatino, ad Acate e anche a Comiso: annuncio Musumeci

Diventano dieci le “zone rosse” in Sicilia. Da sabato 21 novembre fino a giovedì 3 dicembre, a Bronte (nel Catanese), Cesarò e San Teodoro (in provincia di Messina), Misilmeri (nel Palermitano) e Vittoria (in provincia di Ragusa) – la cui scadenza viene prorogata – si aggiungono: Acate e Comiso (sempre nel Ragusano), Camastra (in provincia di Agrigento), Ciminna (in provincia di Palermo) e Maniace (in provincia di Catania).

Lo ha deciso il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, d’intesa con l’assessore alla Salute Ruggero Razza, sentiti i sindaci dei Comuni interessati e viste le relazioni dei dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie provinciali, che segnalano un aumento dei contagi.

In tutte le zone si applicheranno le prescrizioni nazionali con la chiusura domenicale delle attività commerciali al dettaglio, a eccezione di quelle di generi alimentari e dei beni di prima necessità.

L’Osservatorio epidemiologico della Regione ha avviato il monitoraggio dei Distretti, allargando la consueta valutazione delle incidenze dei positivi per Comune. Tale nuovo monitoraggio ha indotto il presidente Musumeci a istituire “zone rosse” in aree ricadenti nei Distretti di Bronte e Vittoria, comprendenti più Comuni.

“Ci aspettiamo – auspica Musumeci – che le misure adottate siano sempre oggetto di controllo. Se viene stabilito dal Dpcm che i presidenti di Regione possano adottare disposizioni più restrittive, infatti, si impone che le verifiche siano esperite dalle prefetture. Altrimenti anche la speranza di limitare il contagio viene meno, esasperando inutilmente le popolazioni alle quali sono stati chiesti dei sacrifici”.

CRONACA AGRIGENTO – Controlli sul territorio: arrestato un giovane

Lo scorso fine settimana i Militari della Compagnia Carabinieri di Cammarata (Ag), supportati dal nucleo cinofili carabinieri di Palermo Villagrazia, hanno eseguito un importante servizio coordinato, volto al controllo della circolazione stradale ed alla repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Con il servizio, conclusosi dopo i giorni cruciali della movida notturna del circondario della montagna, in un particolare periodo di emergenza sanitaria, i militari hanno raggiunto notevoli risultati in termini di prevenzione e repressione.

In particolare: sono state controllate oltre 200 autovetture e 350 persone, eseguite 12 perquisizioni (veicolari, personali e domiciliari) ed elevate contravvenzioni per un importo di oltre € 5000,00, per guida in stato di ebrezza e mancanza della prevista copertura assicurativa. Infine, in San Biagio Platani, i militari della locale Stazione CC ed un’unita dei cinofili di Palermo, hanno tratto in arresto un giovane del luogo per spaccio di sostanze stupefacenti.

Il ragazzo, fermato dai militari, ha sin da subito avuto un atteggiamento sospetto agli occhi degli operatori, i quali dopo aver compreso che qualcosa non andava, hanno deciso di iniziare le attività di perquisizione che, estese al domicilio dell’uomo, hanno permesso il rinvenimento di oltre 50 grammi di hashish e numerose dosi di ecstasy, eroina, marijuana, cocaina e metadone, pronte per essere piazzate sul mercato notturno della droga locale.

A poco sono serviti i tentativi del giovane di disconoscere la paternità dei diversi flaconi e dosi, infatti, per lui sono subito scattate le manette ai polsi e, successivamente, gli arresti domiciliari.

Studente finisce in ospedale a causa (per la famiglia) della mascherina

Il fatto sarebbe successo lo scorso 17 settembre a Sciacca, nell’Agrigentino, ma la notizia è stata resa nota solo ora: un giovane studente sarebbe finito al Pronto Soccorso a causa di un malessere.

Convinzione della famiglia è che a scatenare questo malore sia stata, o avrebbe contribuito, l’uso prolungato della mascherina in classe. Una precisazione però è doverosa farla: il ragazzo soffre di una lieve forma di tachicardia (TPSV) per la quale non necessita di terapia.

Tutti conosciamo l’importanza ed il dovere di indossare la mascherina al fine di contrastare il contagio da Covid-19, ci si chiede però se tutti, compresi anche i soggetti con difficoltà cardiaca o respiratoria, possano rispettare queste direttive senza rischiare di incorrere in malesseri più o meno forti.