Gela, Biviere possibile “terra dei fuochi”

Gela, Biviere nuova “terra dei fuochi”, si aspetta un intervento della Regione per il controllo del territorio contaminato dai rifiuti

A circa otto chilometri da Gela si trova la Riserva naturale orientata Biviere, che nel 1991 è stata dichiarata “Zona umida di importanza internazionale” riconosciuta dalla Convenzione di Ramsar. Il lago, citato già nei testi di dallo storico greco Plinio il Vecchio, oggi si trova in una situazione critica e l’Arpa afferma che si presenta come «un quadro desolante».

«Il Biviere va trattato come la Terra dei fuochi», ecco l’appello che giunge da Gela durante l’ultima riunione organizzata al ministero. La riserva è gestita dalla Lega Italiana Protezione Uccelli, che dovrà fornire a breve un fascicolo contenente dei dati sulla riserva, in particolare una mappa in cui evidenziare le aree interessate dai roghi di rifiuti.

Mentre si aspettano ulteriori indagini sul piano ecologico per cui la Regione Sicilia deve trovare le risorse necessarie, la situazione è aggravata dalle considerazioni emerse il mese scorso.

Uno dei funzionari Arpa, agenzia regionale per la protezione ambientale, sostiene che «da un recente sopralluogo effettuato sull’area è emerso un quadro abbastanza desolante». Uno degli elementi critici è l’alterazione dell’equilibrio idrico del lago Biviere, il che comporta un cambiamento di ossigenazione dell’acqua e di conseguenza la morte della fauna. La presenza tra la costa e la riserva di svariate serre comporta un eccessivo sfruttamento delle falde acquifere e un aumento della possibilità di combustione dei rifiuti delle serre ed in particolare plastica.

A una ventina di chilometri di distanza si trovano le serre del territorio di Vittoria, nel cui riciclo delle coperture sono state notate delle ingerenze da parte del clan Carbonaro. Delle inchieste si occupa il Dda di Catania, nei verbali sono riportate delle dichiarazioni di molti pentiti che confermano l’intrusione di Giovanni e Raffaele Donzelli, entrambi a capo di un’azienda che si occupa della lavorazione della plastica in vari territori tra cui il gelese. Pertanto gli stessi sono stati arrestati per i legami con il boss ed ex collaboratore di giustizia Claudio Carbonaro.

Nel gelese la raccolta della plastica è controllata dalla famiglia Trubia, legata a Cosa nostra, che come informa il pentito Rosario Avila, impone la raccolta della plastica con il metodo mafioso.

La criminalità organizzata non si occupa solo del traffico di plastica in modo non conforme ma anche dello smaltimento della stessa nel luogo senza il rispetto delle normative vigenti. Di conseguenza l’Arpa sostiene che la caratterizzazione delle aree da bonifica va aggiornata.

«Il fenomeno dell’abbandono e della combustione dei rifiuti non riguarda solo l’area perimetrata del Sin, ma ci sono anche altre aree esterne che risultano pesantemente impattate. Dal sopralluogo si è percepita una totale assenza di presidio e controllo del territorio da parte degli organi competenti, lasciando cosi preda di atti di puro vandalismo ecologico un’area molto importante dal punto di vista naturalistico». Queste parole vengono riportate nel verbale e poi condivise da Emilio Giudice, direttore della riserva, che aggiunge: «Nessuna delle istituzioni, sia locali che nazionali, ha dato prova di poter contrastare il traffico illecito dei rifiuti gestito prevalentemente dalla criminalità».

Infine il direttore Giudice pone l’attenzione sul probabile uso di antiparassitari vietati e prevenienti da mercati clandestini. Infine afferma che «bisogna stabilire se questo territorio appartiene o meno all’Unione Europea e in tal caso, come fatto per la Terra dei Fuochi, magari ricorrere all’introduzione di strumenti straordinari o leggi speciali».

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