Coronavirus, com’è la quarantena? Le risposte dei bimbi del Calatino commuovono

Coronavirus, com’è la quarantena? Le risposte dei bimbi del Calatino commuovono. Ecco cosa ci hanno risposto, fanno riflettere

Coronavirus. «Se dovessi associare le mie emozioni durante questo periodo di quarantena a dei colori sceglierei il rosso e il verde: il rosso rappresenta l’emergenza che l’Italia sta attraversando e le migliaia di persone che sono morte, mentre il verde rappresenta la speranza che tutto finisca presto», così parla Rebecca, 11 anni, con la semplicità che contraddistingue le bambine della sua età.

In questi giorni, in cui tanto si parla di bambini e coronavirus, ho fatto alcune domanda a diversi bambini del territorio Calatino dai 5 ai 12 anni. Hanno tutti già preso confidenza con la nuova didattica online, ma mi confessano che preferirebbero vedere i docenti da vicino e  sentire le loro voci dal vivo.

«Mi mancano tanto le maestre, per fortuna alcune volte facciamo le videochiamate», dice Giulia, 6 anni, mentre mi mostra un disegno che ha fatto oggi come compito da spedire alle sue insegnanti.

Anche Gloria, 8 anni sembra essere d’accordo con lei, perché mi dice: «Mi mancano addirittura le sgridate delle maestre per le marachelle che io e i miei compagni combiniamo in classe», così come Rebecca che dice: «Non vedere i professori di persona è brutto, mi piange il cuore».

Ho, inoltre, chiesto loro cosa vorrebbero fare se avessero l’opportunità di uscire per un’ora. «Andrei al parco giochi e salirei sullo scivolo, che è il mio gioco preferito» afferma Francesco, 5 anni con la schiettezza che solo un bambino può avere; poi mi racconta che a casa gioca con i dinosauri, con il telefono e cucina addirittura. Infatti, mi spiega che qualche giorno fa ha preparato i biscotti al latte insieme alla mamma.

Michele, 11 anni, invece, andrebbe a giocare a calcio con il papà; mentre Andrea, 10 anni, preferirebbe andare a trovare i nonni e i parenti per pranzare tutti insieme.

Ma cosa fanno i nostri ragazzi durante questi giorni di quarantena? Il denominatore comune delle giornate di tutti i bambini a cui ho rivolto le mie domande sembra essere la cucina.

La maggior parte di loro, una volta finiti i compiti, gioca al proprio videogioco preferito o passa del tempo al telefono, cosa che contribuisce ad aumentare la quantità di ore passate davanti ad uno schermo.

Basti, infatti, pensare che ogni bambino assiste a 2 o 3 lezioni online al giorno e tutte della durata di 60 minuti. Alcuni, invece, aiutano in casa e si divertono a giocare con i genitori o con i fratelli.

«Io sono contenta perché ieri giocando con la mamma in terrazza mi ha insegnato un gioco che faceva lei da piccola: il gioco dell’elastico», mi dice Gloria, 8 anni, e poi mi spiega passo per passo in cosa consiste questo gioco, organizzato per livelli di difficoltà.

Dunque la quarantena sta avvicinando i bambini al mondo degli adulti, o meglio, ai bambini di qualche tempo fa: le famiglie stanno imparando a giocare con i propri figli e a renderli partecipi delle principali attività domestiche, come pulire la cameretta o aiutare in cucina.

Sempre Gloria mi racconta che probabilmente passerà il suo compleanno a casa e non potrà andare in ludoteca con tutti i suoi compagni di scuola, ma mi spiega anche che ha capito la situazione ed è contenta di passare questo giorno con la sua famiglia, che  spesso le capitava di trascurare nelle feste di compleanno, troppo impegnata tra i compagni, i regali e le candeline da spegnere.

C’è un altro desiderio che li accomuna tutti: tornare a scuola. Quando si è così piccoli, infatti, la scuola rappresenta quasi la totalità delle interazioni sociali di un bambino e il fatto che questa venga a mancare da un momento all’altro, pur causando un’iniziale contentezza nei bambini stessi, finisce in qualche modo per destabilizzarli.

Andrea, per esempio, mi spiega che vorrebbe rivedere i suoi compagni di classe, non solo per scherzare con loro, ma soprattutto per parlare un po’ insieme, faccia a faccia.

Lo stesso vale per Michele, prima media, 11 anni. Infine ho chiesto loro di spiegarmi perché dobbiamo restare a casa. «Perché ci sono le persone che stanno male», mi ha risposto Giulia, 6 anni, con tutta l’innocenza della sua età e un gran sorriso, così come anche Francesco, 5 anni, che mi ha detto: «Perché fuori c’è il coronavirus».

Invece Michele, Rebecca e Andrea, rispettivamente 11, 10 e 11 anni mi dicono che dobbiamo restare a casa per non rischiare di essere contagiati, ma anche per non contagiare gli altri e ritengono che la quarantena sia giusta e che tutti debbano rispettarla.

Gloria, 12 anni, sembra pensarla allo stesso modo, perché mi dice: «Sono d’accordo con le misure prese dal Governo, come la quarantena, in questo modo ognuno può aiutare affinché i contagi non aumentino. Per questo è importante che tutti imparino a rispettare le regole».

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