Il rispetto delle restrizioni sta fermando il contagio, lo dice uno studio approfondito

Il rispetto delle restrizioni sta fermando il contagio da coronavirus, lo dice uno studio approfondito. Ecco nel dettaglio quanto osservato

Le restrizioni adottate dal governo nazionale e regionale stanno rallentando il contagio, la scelta di limitare i contatti tra le persone è stato determinante.

Se stare a casa non è semplice è altrettanto chiaro che l’unico modo per fermare il virus, lo dicono un gruppo di ricercatori dell’Università di Palermo, il dato viene fuori da un modello statistico messo a punto dal dipartimento di Scienze economiche e statistiche.

Lo studio si basa sul numero dei contagiati ufficiale e forniti dalla Protezione Civile, da questi dati emerge che se tra il 24 febbraio ed il 12 marzo il numero dei contagiati era il doppio ogni 2,7 giorni, invece tra il 12 ed il 19, il raddoppio è passato a 4,5 giorni.

La situazione della Sicilia è anche migliore rispetto al resto del sud, dove tra il 24 febbraio e l’8 marzo, il raddoppio dei casi positivi al Coronavirus avveniva ogni 2,2 giorni, mentre tra l’8 ed il 19 è avvenuto ogni 3,7 giorni. In base alle rilevazioni di ieri, se si guarda all’intero Paese, inoltre, il raddoppio è avvenuto ogni 5,5 giorni.

I ricercatori che hanno effettuato gli studi sono, i professori Andrea Consiglio e Vito Muggeo, i dottori Gianluca Sottile, Vincenzo Giuseppe Genova e Giorgio Bertolazzi, e il professore Mariano Porcu dell’università di Cagliari, ne loro studio scrivono che, «i tassi di crescita decrescenti sono attribuibili al successo delle politiche di contenimento dell’epidemia» e sottolineano come «i tempi di raddoppio, ovvero il numero medio di giorni impiegati per ottenere il doppio dei contagi, è un dato fondamentale per la stima dei posti letto necessari.

Infatti, più alto è il tempo di raddoppio e minore sarà la pressione a cui sono sottoposte le strutture sanitarie nella cura dei contagiati, riducendo così il rischio di saturazione delle corsie e delle unità di terapia intensiva».

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