Dalila Bizzini è “Marilyn”: brano “di riscatto” personale e della diva

Le peggiori mancanze le ho fatte a me stessa, quando ho permesso che mi facessero sentire sbagliata solo perché non ero ‘giusta’ per loro – Marilyn Monroe.

Dalila Bizzini, giovane artista calatina, bolognese – possiamo dire – per adozione, annuncia così sui social, con queste parole, l’uscita del suo ultimo singolo: “Marilyn”. E non sono l’unico riferimento all’immortale diva e icona pop. Ci siamo sentiti per telefono, le ho chiesto di parlarci, di presentarci il suo nuovo brano, in esclusiva per i lettori di Prima Stampa.

Dalila, rieccoci. È sempre un piacere. Vi ringrazio sempre per la disponibilità e per la fiducia che, fin dal primo brano, avete e nello specifico hai riposto in me.

Marilyn, il videoclip:

Io ringrazio te per questa opportunità. Hai ragione, ti seguo, ti seguiamo fin dal tuo primo singolo – “Truman Show” – e ci siamo ritrovati piacevolmente anche quando sei uscita con “Aritmia” e “Incostante”, riscuotendo apprezzamenti e visibilità anche su Radio Deejay, oltre che ascolti interessanti sulle principali piattaforme. Nelle tue canzoni hai sempre trovato lo spazio per raccontare un po’ di te e di come gli altri e ciò che ti circonda ti coinvolgono. Adesso, con “Marilyn” che parte di te ci mostri? Il titolo di per sé sembra già tutto un programma: possiamo considerarlo un “brano di riscatto”? “Marilyn” è un brano particolare, che mi sta molto a cuore. Un brano di riscatto? Lo spero, ma più per il significato che vorrei passasse: chiaramente è ispirato all’icona mondiale, Marilyn Monroe, che dal mio punto di vista si era stufata di essere ammirata e valutata più per il suo aspetto fisico che per il suo talento. Vorrei riscattare il suo nome. Ma allo stesso tempo è una critica velata che faccio al mondo dello spettacolo, che si basa da sempre più sull’immagine che sul resto… sono stanca di sentirmi dire come prima cosa “sei bella” e poi “sei anche brava”. Semmai dovrebbe essere il contrario, l’estetica come fattore in più ma non principale. “Marilyn” parte da questo presupposto, mi sono innamorata del personaggio vedendone un documentario e poi ho ripreso alcune sue frasi estrapolate da varie interviste. Per me è sempre stimolante indossare i panni di qualcun altro.

A proposito di panni… l’abito: che abito! La bravissima stilista di Alta Moda, Vittoria Bonini, ha ricreato per me l’abito bianco di fama mondiale ed è stato come essere Marilyn… è strano da spiegare, ma la sento molto vicina a me adesso. È una sorta di provocazione al sistema, mi vesto come lei e cito cose che ha scritto nel suo diario, do una mia chiave di lettura per vedere chi va oltre. Vorrei che la gente capisse che c’era molto di più dietro a quella chioma bionda ed affascinante. Tra l’altro quest’anno è un anniversario importante, saranno sessant’anni dalla sua morte. Spero di averle reso un po’ di giustizia.

Sicuramente, cara Dalila, il messaggio è forte, ne sortiremo l’effetto. Intanto, ci godiamo la nostra Marilyn: chissà quante luci si accenderanno sul tuo palco… buona fortuna per tutto.

Foto articolo: Riccardo Sanmartini

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