Dal 18 novembre al14 gennaio mostra di arti visive “Da Narciso a Eco”

Sarà inaugurata sabato 18 novembre, alle 17,30, e sarà visitabile (ingresso gratuito) sino a
domenica 14 gennaio 2024, al MACC (Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone) – Ospedale
delle Donne (via Luigi Sturzo 167), la mostra di arti visive Da Narciso a Eco: il “punctum” sono
io. Autoritratti di Eugenia Beck Lefebvre, Concetta Marino, Salvatore Zimone, a cura di
Domenico Amoroso in collaborazione con la Galleria Artivisive, associazione culturale
internazionale di Roma.
L’iniziativa fa seguito al rinnovato impulso conferito dall’Amministrazione comunale alle
attività del MACC, “nell’intento – dichiarano il sindaco Fabio Roccuzzo e l’assessore alla Cultura
Claudio Lo Monaco – di valorizzarne appieno le indubbie potenzialità culturali e turistiche”.
Dal testo in mostra di Domenico Amoroso: “Escludendo il nauseante e banale fenomeno
del selfie che fortunatamente attiene alla sociologia e non all’estetica, con l’autoritratto, gli artisti
affrontano il "quinto elemento", come lo definisce James Hall, dei canonici generi dell’arte
figurativa, aggiungendolo ai quattro tradizionali (storie, paesaggi, nature morte e ritratti). Ogni
quadro ci parla del suo autore, ma mettersi davanti allo specchio con l’intento di raccontarsi è
un’altra cosa. Ritrarre il proprio volto è una sfida, un messaggio, un esercizio di libertà, una
dichiarazione d’amore – o di conflitto – verso se stessi. Se un tempo gli artisti si ritagliavano
all’interno di un dipinto un angolo seminascosto, quasi lo spazio di una firma, dal Rinascimento in
poi l’autoritratto si impone in piena autonomia, in parallelo con il prestigio che cresce intorno alla
figura del pittore. Dürer, Raffaello, Tintoretto, Tiziano, Velázquez si presentano ufficialmente al
mondo attraverso un’immagine.
Ma anche in epoca moderna l’autoritratto resta una tentazione irresistibile: attraverso la
ricerca della propria identità, con il travestimento, con la narrazione, la sperimentazione, la
denuncia, gli artisti pongono problemi profondi che sono psicologici ed estetici, sociali e politici e
così il volto “solitario” si impone nella società massificata come testimonianza di malessere ma
anche come possibilità di liberazione e di salvezza.
Il coraggio di guardarsi dentro che ciascuno a suo modo dimostrano Eugenia Beck Lefebvre,
Concetta Marino, Salvatore Zimone, tre artisti significativamente lontani tra loro per età,
formazione, poetica, è quello che Alberto Boatto definisce una “protratta e impietosa inchiesta
condotta fin negli strati riposti del proprio essere”.

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