Immuni, controllo dei dati sensibili o protezione della privacy?

Immuni, controllo dei dati sensibili o protezione della privacy? Ecco spiegato come funziona l’app e perchè non è una soluzione a lungo termine

Abbiamo già parlato dell’app Immuni, attiva e a pieno regime da quattro giorni. Ma la preoccupazione rimane, soprattutto per un fattore: la privacy. L’app tiene traccia di tutti i contatti avuti via Bluetooth nei precedenti 15 giorni, e se una delle interazioni è positiva si riceva una notifica per possibile contagio.

La questione privacy e la creazione dell’app, ha aperto molti dibattiti per la sicurezza dei dati. Infatti Immuni è un app di contact tracing, tipologia che richiedere di raccogliere e inviare molti dati personali, che potrebbero rivelare informazioni sensibili sugli utenti. Ad esempio spostamenti fatti o persone con cui si è entrati a contatto. Dato che questi dati possono essere condivisi con chi si trova nelle vicinanze (come ad esempio sconosciuti, malintenzionati o semplici curiosi) sono necessarie delle precauzioni. Quindi vengono formulati dei protocolli utili per gestire il flusso di dati per porre maggiore attenzione alla sicurezza e alla protezione dei dati sensibili.

Si è scelto di utilizzare un’app di tipo decentralizzato dove viene richiesto agli utenti un minor numero di informazioni e che risultano meno accessibili. Per ulteriori informazioni tecniche visitate questo link.

Ovviamente, come ogni app, ha dei rischi e alcuni sono anche rilevanti ma la particolarità di Immuni è l’anonimato, di fatti la notifica di un possibile contagio non riconduce minimamente a chi sia. Inoltre l’utente è libero di fornire ulteriori informazioni, volontariamente, continuando a mantenere l’anonimato. Ma certe categorie dovrebbe pesare attentamente l’opzione di scaricare l’app per un riverso lavorativo. Ci riferiamo a categorie quali individui a rischio di sorveglianza, come ad esempio magistrati. Anche personalità istituzionali la cui privacy è fondamentale per la sicurezza nazionale, come politici e militari.  Infine è giusto rispettare la decisione di chi ritiene che, in caso di contagio, subirebbe eccessive discriminazioni e stigmatizzazioni.

Soluzione a lungo termine?

Le funzionalità tecniche dell’app la identificano come una soluzione ideale a breve termine. A lungo termine o con un contagio eccessivo, diventerebbe solo una raccolta dati pericolosa. In questo caso si evidenzia l’importanza di un utilizzo attuale. Quindi Immuni e il protocollo di Apple e Google non sono considerati la soluzione definitiva per il contact tracing digitale nel futuro.

Una soluzione futura a lungo termine, implica delle procedure più complicate e delle ricerca che si dilatano nel tempo. Inoltre dipendono dalle risorse possibili e dalla disponibilità di Apple e Google di collaborare come hanno fatto fin’ora. Ma sembra che siano sempre meno inclini a modificare i protocolli supportati dai loro framework.

Foto articolo: immagine di repertorio

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