Caltagirone, da sabato 8 dicembre mostra fotografica “Tracce fantasma” di Francesco Giarrusso

S’intitola “Tracce fantasma” la personale fotografica di Francesco Giarrusso che, nell’ambito del “Natale 2018 a Caltagirone” (patrocinio del Comune), sarà inaugurata alle 17,30 di sabato 8 dicembre, nei locali della Corte Capitaniale, dove sarà visitabile – ingresso gratuito – sino a domenica 6 gennaio.

Le 17 fotografie di cui si compone l’esposizione sono state realizzate in tre località distinte: Bergamo, città natale dell’artista, le campagne di Caltagirone, terra di origine della sua famiglia, e la Val di Comacchio sulla foce del Po, fiume emblematico nella storia del cinema italiano dell’immediato secondo dopoguerra, a cui Giarrusso è personalmente legato per i suoi studi. Sebbene siano geograficamente molto distanti, questi tre luoghi appartengono a un medesimo spazio: tra sogni e timori, ricordi e paure, tracciano una sorta di mappa emozionale su cui l’autore si è soffermato per indagare le tracce del tempo e il suo rapporto con la memoria individuale e collettiva.

“Ogni dispositivo – sottolinea Giarrusso – porta con sé le tracce del suo artefice: difetti, velleità, fallimenti, ambizioni. Dispositivi identici producono immagini simili. Per questa ragione, ho deciso di costruire io stesso la mia macchina fotografica, affinché su ogni immagine si imprimesse parte di me: la mia imperizia nella progettazione, la contingenza di un’infiltrazione di luce, un mio gesto improvviso avulso dalla ciclicità perfetta di ingranaggi e automatismi. Ho realizzato il mio apparecchio a partire dal progetto della fotocamera di Louis Daguerre, pioniere della fotografia, adattandola ai miei scopi: l’obiettivo è stato sostituito dal foro stenopeico e la lastra dagherrotipica dalla carta fotografica, affinché potessi aumentare i tempi di esposizione per registrare ciò che il nostro occhio non è in grado di vedere: il vento che si muove all’orizzonte, i riflessi di luce che danzano sull’acqua, i fantasmi di una vita che mi pare di aver vissuto ma forse ho solo sognato”.

In questo contesto, quello temporale, in relazione alla tecnica impiegata, è un fattore preponderante, in quanto le fotografie in mostra non sono immagini del tempo, ma nel tempo, per cui lo spazio si tramuta in un condensato di memoria. Il supporto d’alluminio su cui sono disposte le fotografie favorisce l’incontro tra le immagini eteree e il riflesso dell’osservatore, la cui ombra si viene a (con)fondere con i fantasmi dell’autore.

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