Mattarella bis: discorso del Presidente interrotto 52 volte dagli applausi

Oggi ha avuto inizio il Mattarella-bis: nell’aula di Montecitorio alle 15,30, il Presidente della Repubblica ha giurato sulla Costituzione.
Nel tragitto dal Quirinale a Montecitorio, il corteo del Presidente è stato accompagnato da due ali di folla, che hanno applaudito al passaggio. Alle 15:36 Mattarella ha giurato sulla Costituzione: è presidente Repubblica-bis.

Presa la parola, il suo discorso è durato 38 minuti ed è stato interrotto 52 volte dagli applausi dei grandi elettori: “È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità; alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi”.

Inizia parlando della ripresa dell’Italia, grazie soprattutto ai vaccini: “L’Italia è un grande Paese. Lo spirito di iniziativa degli italiani, la loro creatività e solidarietà, lo straordinario impegno delle nostre imprese, le scelte delle istituzioni ci hanno consentito di ripartire. Hanno permesso all’economia di raggiungere risultati che adesso ci collocano nel gruppo di testa dell’Unione”.

Continua ammiccando ai partiti: “Di fronte alle urgenze del Paese non possiamo permetterci ritardi e incertezze”. Si addentra in uno dei discorsi più belli di sempre: “Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza. E’ ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento”.

Le attese degli italiani “sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà. Leggo questa consapevolezza nel voto del Parlamento che ha concluso i giorni travagliati della scorsa settimana. Sosteniamo una scuola che sappia accogliere e trasmettere preparazione e cultura, come complesso dei valori e dei principi che fondano le ragioni del nostro stare insieme; volta ad assicurare parità di condizioni e di opportunità. Troppi giovani costretti a lavoro precario, troppe donne ancora escluse da lavoro.

Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli. Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio.

La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo. Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva reale di crescita. Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente. Dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ciascuno di noi. Noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica. Viva la Repubblica, viva l’Italia”.

Se “speranza” fu la parola più usata sette anni fa dal presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di giuramento, oggi è “dignità” il termine ripetuto maggiormente: ben 18 volte.

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