I nodi vengono al pettine: cosa si nasconde dietro le sette fumate nere alle quirinarie

“In questi momenti di delusione meglio non esporsi. Non li ascolterò. Io ci metto la faccia sempre. Troppo comodo farlo solo quando conviene. ‘La dignità fatta di vuoto non mi appartiene. Compito di un politico è spiegare i meccanismi (a volte giusti, spesso sbagliati) che governano le istituzioni. Vediamo la partita del Quirinale:

Draghi aspirava al Colle. Se non fosse stata scelta persona autorevole (come Amato) si sarebbe dimesso anche dal Governo.

Giorgia Meloni lo votava. Così cadeva il governo e si andava al voto.
Letta ha sempre sostenuto Draghi.

Berlusconi aveva costretto Meloni e Salvini a seguirlo. Caduta questa opzione Forza Italia è esplosa.

Renzi voleva Casini.
Toti, Brugnaro, l’area di centro di Forza Italia volevano evitare il voto. Prima leali a Berlusconi e Salvini (da cui dipende la loro rielezione). Poi asse con Renzi per federarsi al centro e presentarsi con quello.

Salvini voleva diventare il leader del centrodestra. Sosteneva Berlusconi o la Casellati per annettersi Forza Italia e prevalere sulla Meloni. Gli andavano bene Tremonti, Cassese e tutti i nomi che ha bruciato.

Noi, il Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte, volevamo un nome diverso. Così abbiamo proposto Riccardi, Severino e Belloni. Ci avete descritto come attaccati alle poltrone, quando invece la nostra proposta probabilmente avrebbe portato alle dimissioni di Draghi (visto che non veniva eletto un ‘autorevole’ dinosauro di palazzo).
Per questo la Meloni, a cui interessa solo andare al voto, si è detta disponibile. Scartati i nomi di Riccardi (troppo di sinistra per loro) e della Severino (indigeribile a pezzi di centrodestra visto il quantitativo di politici condannati cui ha fatto perdere la poltrona), restava solo la Belloni.

Salvini sulla Belloni si è accodato, sia perché non sapeva più che pesci prendere. Sia per non lasciare troppo spazio a Meloni ed i meriti a Conte.

Renzi sa che le elezioni sono per lui game over. Apre il fuoco di fila.

Con Letta si era discusso. Però a questo punto si tira indietro. Vai a capire se nel suo campo largo pensa di presentarsi insieme a Renzi (nel suo caso si chiama masochismo). O siano state le proteste interne di pezzi del Pd per il rischio elezioni.
Ed è inutile nasconderlo, tutti coloro che lavoravano per scongiurare il voto anticipato (anche dentro il M5S) hanno iniziato a remare contro.
A quel punto cade la Belloni.

Restavano sul campo solo Casini e Draghi.
Meglio Mattarella bis.

Abbiamo rischiato di avere Berlusconi o la Casellati. Siamo andati vicino con la Belloni, ma poteva essere Draghi o Casini. Poteva andare meglio, ma anche molto, molto peggio”
Nel momento in cui tutti dicono il contrario di tutto, perché il fatto che la politica sia ridotta al minimo comune multiplo è sotto gli occhi di chiunque, c’è anche chi non ostenta piccoli spiragli di verità, perché solo uno storpio non vede che il titolo di presidente della Repubblica 2022 era stato promesso a Mario Draghi nel 2021. Da chi?
La giornata di ieri ha rappresentato, politicamente parlando, forse la giornata più buia della Repubblica italiana, ma dal quadro emerso fino ad oggi, la politica italiana, durante le elezioni del presidente della Repubblica 2022, avrebbe potuto toccare il fondo per poi non emergere, ma continuare a scavare per altri sette anni.
Che dire?
Buon lavoro Presidente, presidente della Repubblica Bis.

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