Coronavirus: da epidemia sanitaria ad economica

Verrebbe da dire: e adesso basta! Se non fosse per il rispetto, che tutti dobbiamo, a coloro che ci hanno lasciato la vita, specialmente al personale sanitario che si è immolato, diremmo che adesso si sta esagerando a descrivere questa epidemia come la fine del mondo. O forse qualcuno, con questo atteggiamento, vuole nascondere qualcosa?

Beh, una cosa è certa. Se l’organizzazione sanitaria che hanno mostrato di avere, nel 2020, i Paesi Europei e non, fosse stata messa alla prova con la “peste antonina”, al tempo dei romani, che registrò circa 30 milioni di morti o la “peste nera” del XIV secolo, che sterminò il 40% della popolazione dell’epoca, come vi avrebbe fatto fronte?

Meno male che, fra le 27 crisi epidemiche della storia dell’umanità, l’attuale emergenza sanitaria è agli ultimi posti. Come ha fatto, la nostra tanto decantata Protezione Civile, con 1.100 circa dipendenti effettivi oltre al personale degli Enti Pubblici ed ai Corpi di Volontariato, per circa ventimila persone, a non prevedere una “possibile” pandemia e fornire la popolazione civile indifesa e le Forze dell’Ordine di una misera mascherina e dei guanti, o il personale sanitario e gli ospedali delle attrezzature necessarie e sufficienti per salvare vite umane, e chi più ne ha più ne metta?

Non ci volevano certamente delle “arche di scienza”, come si suole dire, per pensare a tutto questo!!! Non osiamo neanche minimamente pensare se, malauguratamente, accadesse in Italia un incidente in una centrale nucleare con una fuga radioattiva, che cosa succederebbe (ce ne sono state 130 negli ultimi 50 anni).

Chiediamo scusa per lo sfogo poco elegante, ma il pensiero corre alle migliaia di sfortunati che sono e stanno morendo oltre al fatto che ciò poteva e può ancora capitare anche a noi, attesocchè la storia non è ancora finita quì. La nostra, ultima, speranza è che questa “Santa Alleanza” fra l’OMS, l’ONU e i vari governi, che sta nascendo in questi giorni, riesca a sviluppare e produrre quanto più presto un vaccino contro il coronavirus.

Sì, perché, l’impreparazione del nostro Governo e del Ministero alla Sanità ha provocato, come effetto a cascata, lo “sconquasso” del nostro sistema economico e sociale e di quello dei Paesi dell’Unione Europea.

Ci spieghiamo meglio. Nel momento in cui i Governi Nazionali si sono trovati a combattere contro un nemico invisibile che sta producendo e mietendo, ad oggi, circa duecentomila vittime ha dovuto correre ai ripari costringendo le popolazioni e le attività economiche ad un totale lockdown (letteralmente: misure di contenimento o emergenza o isolamento) che ha causato una “recessione” in cui i livelli di attività produttiva sono talmente bassi che se continua così si trasformerà in “depressione”, e tutti sappiamo che cosa è successo e cosa ha causato nel 1929 quella americana.

Il Governo Italiano, infatti, così come gli altri, per tamponare lo stato di crisi in cui è piombato è andato alla ricerca urgente di ingenti risorse, o miliardi di euro, che non aveva e che sta affannosamente cercando di ottenere dalla U.E. tramite la B.C.E. (Banca Centrale Europea), o la B.E.I. ( Banca Europea Investimenti) o il fondo S.U.R.E. (la neo Cassa Integrazione Europea) o il M.E.S. (Fondo Salva Stati) tramite l’emissione dei Recovery Fund (titoli del Fondo di Recupero) o Corona Bond (o Eurobond, a cui è contraria la Germania, l’Olanda e l’Austria) che altro non sono che prestiti a tasso agevolato, e non a fondo perduto, che a sua volta producono altri debiti. Questo è il quadro generale.

Ma il problema più grande e più grave è che tutti questi miliardi, se mai arriveranno, e quelli che sta mettendo in campo il nostro Governo prelevandoli dal bilancio nostrano, non stanno andando a finanziare le industrie, le piccole e medie imprese o le attività produttive in generale, quasi tutte chiuse, che a sua volta generebbero lavoro e benessere nelle classi medie e nei lavoratori, (così come ha fatto la Merkel che ha accreditato direttamente in banca 5 mila euro ad ogni piccola impresa senza bisogno di farne richiesta) ma si stanno distribuendo, a destra e a manca, senza nessun criterio logico.

Non bastava il reddito di cittadinanza. Si sta elargendo una elemosina di 600 euro ai titolari di partita Iva ed ai braccianti agricoli, senza assegni familiari, spacciandola come la panacea di tutti i mali; si stanno elargendo i buoni alimentari ed una-tantum a tutti coloro che si presentano, per primi, presso i Comuni ma nessuno ne ha capito i criteri, attesocchè ne sono esclusi i pensionati (la maggior parte ha una pensione di 500 euro al mese) e chi percepisce il reddito di cittadinanza (ci sono nuclei familiari ai quali è stato liquidato un assegno di 300 euro mensili, senza assegni familiari).

Ci mancava anche il Presidente dell’Inps Tridico che si è inventato il “reddito di emergenza” (max: 500 euro a nucleo familiare) ed in ultimo, (udite !! udite!!) il Vaticano con il Prof. Stefano Zamagni, economista, vorrebbe il “lavoro di cittadinanza”. Dopo cosa arriverà il “reddito di povertà”? Ed il vero lavoro? A quando? Quando avremo finito di sperperare tutti questi miliardi a chi ci rivolgeremo per averne altri?

No, perché nel frattempo alle industrie, alle piccole e medie imprese, alle aziende artigianali e commerciali, che sono quelle che producono la ricchezza economica in ogni paese e che oggi sono chiuse, quando cercheranno di riaprire, se riapriranno, e ci chiederanno i capitali per ricominciare cosa daremo per riprendersi? Dei prestiti a tassi agevolati al posto dei contributi a fondo perduto? E da dove prenderanno i soldi per restituire il capitale e gli interessi se nel frattempo la loro attività produttiva deve, in alcuni casi, ripartire da zero? (leggi: fabbriche di auto e moto, teatri, centri commerciali, alberghi, pensioni, bar, pub, ristoranti, pizzerie, barbieri, meccanici, carrozzieri, palestre, università e scuole private, trasporti pubblici, tassisti, aziende e negozi di abbigliamento, negozi commerciali, ecc.). Anche in questo caso, non c’è bisogno di essere un luminare della scienza per sapere come andrà a finire.

E allora, per finire. Visto che a pensare male, si dice, uno ci azzecca sempre, non è che per caso dietro tutto questo vi è un “disegno politico”? La domanda è: come mai il Governo sta perseguendo questa linea che distrugge la parte più importante del Paese e cioè i piccoli e medi imprenditori ovvero cinque milioni di partite IVA? Per diffondere il principio che la maggior parte dei suoi abitanti hanno bisogno delle prebende del Governo in carica? La risposta è quindi politica: il Governo mira a recuperare e rafforzare il consenso per le prossime elezioni, molto imminenti.

Più chiaro di così, si muore. Volevamo chiudere in “grande bellezza” scrivendo del nostro meraviglioso marchio “Made in Sicily” quale vettore di sviluppo per l’economia dell’Isola e, in generale, del nostro Paese; quale nuovo baluardo e speranza delle nostre produzioni isolane (DOP, IGP, STG, ecc.); parlarvi della “forza iconica ed economica” dei nostri prodotti, in particolare, della nostra uva da tavola, delle arance, dei formaggi, dell’olio di oliva, degli ortaggi e del nostro vino “Nero d’Avola”, ma il nostro Editore ci ha detto che il nostro spazio finisce qui. A tutti quelli che sono interessati e avranno la pazienza di aspettare diciamo, come sempre: “Ci leggiamo alla prossima!”. Saluti.

di Giuseppe Petriglieri presidente FENAPI

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