Assistenzialismo e meno mezzogiorno, questa è la direzione del paese

Con l’ultima Legge di Bilancio, approvata a dicembre del 2018, è stato previsto il rifinanziamento per i successivi due anni dell’incentivo che tecnicamente viene definito “Occupazione Sviluppo Sud”. Si tratta della misura di decontribuzione a favore dei datori di lavoro che creano nuova occupazione o stabilizzano quella precaria nelle regioni del Sud Italia.

Ma ora è arrivata una doccia fredda per le imprese! L ‘ANPAL, ovvero l’Agenzia governativa che gestisce le politiche attive del lavoro, ha emanato un Decreto Direttoriale che regola il “Bonus Sud” e lo rende operativo solo con decorrenza dal prossimo 1 maggio 2019.

Quindi, con un colpo di spugna, viene cancellato il Bonus dall’ 1 gennaio al 30 aprile dell’anno in corso, disattendendo le legittime aspettative di tutte le imprese che, nel frattempo, avevano proceduto ad assumere e/o trasformare i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, confidando sullo sgravio contributivo previsto dal Governo.

È scandaloso: contemporaneamente all’avvio del reddito di cittadinanza – in totale assenza di misure di accompagnamento al lavoro – alle imprese che hanno creato occupazione si nega il diritto agli incentivi di legge!

Cosa accadrà a seguito di questa decisione? Quante imprese saranno costrette a licenziare? Quanti posti di lavoro si perderanno?

Potrà mai ripartire la nostra economia se, invece di sostenere lo sviluppo, si spende in assistenzialismo e addirittura si tolgono risorse a chi crea lavoro?

Ed è un caso che tutto questo accada a discapito delle aziende del Mezzogiorno d’Italia e non nelle più ricche regioni di quel Nord che prepara la propria secessione camuffandola con il “regionalismo differenziato”?

È necessario che l’ ANPAL faccia un passo indietro e rettifichi il proprio provvedimento, magari prelevando dalle economie che deriveranno dal reddito di cittadinanza le somme che servono alle imprese!

Altro che populismo, qui serve responsabilità: verso le imprese, il lavoro e il Mezzogiorno.

Intervento di Paolo Ragusa, Presidente del Centro Studi C.E.S.T.A.

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