Intervista a Vasco Barbieri ESCLUSIVA PRIMA STAMPA al cantautore che a tutti gli effetti possiamo dire sia nato per ben due volte
Offriamo ai lettori di Prima Stampa un’intervista esclusiva fatta al cantautore Vasco Barbieri, colui che è “nato due volte”, la seconda è quando è uscito dal coma dopo tanti anni, coma provocato a causa di una caduta.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Chi è Vasco Barbieri, come ci si sente ad essere nati 2 volte?
«Vasco Barbieri è un musicista perché ha trovato nella musica lo strumento migliore per esprimersi e realizzarsi.Sono stati tutti i tentativi che lo hanno portato a fare la sua musica: uno studente, un cercatore, un instancabile aspirante all’essenza della realtà. Una persona con forti eccessi di personalità, che lo hanno spinto dall’autocommiserazione a deliri di onnipotenza che, progressivamente, confrontandosi con la realtà del mondo introno a lui, sta definendo una sua personalità attraverso tracce sulla pelle e musicali.
Nascere due volte è un’occasione sensazionale che gli è capitata e che vuole riuscire a comunicare nel miglior modo possibile. Perché quando riapri gli occhi dopo un coma, da una parte ti manca quella luce verso cui stavi andando, mentre dall’altra ti rendi conto di quanto sei fortunato per aver avuto una seconda opportunità. Quel coma mi provocò un reset generale dei miei primi 7 anni di vita, cosa che mi portò a cancellare “l’età dei tabù” e dei primi automatismi.
Una volta ho letto che il cervello si finisce di comporre solo dopo i primi 7 anni e, se finisci in coma e devi ricominciare tutto da capo, è senza dubbio molto complicato perché la gente comunque ti riconosce come già cresciuto, mentre dentro di te sai che devi ancora scoprire tutto.
Quindi la musica mi è venuta in soccorso proponendomi un percorso autonomo di ricerca e svelamento interiore che, con gli anni, è diventata composizione di canzoni e brani intimistici. Vasco Barbieri è quindi una persona con 7 anni in meno a livello anagrafico e 7 anni in più di curiosità genuine che alla domanda “ma tu sei te?” risponderebbe “anche”».
Due singoli molto diversi, cosa dobbiamo aspettarci dal tuo Album?
«L’album in uscita è il risultato di una ricerca durata molti anni e che perciò abbiamo provato a tradurre in diversi modi, più fedeli possibili ai momenti in cui sono state scritte le canzoni. Quando abbiamo dovuto definire il progetto, e perciò sintetizzare il genere dei brani, non abbiamo potuto che rispondere Pop Rock perché, da una parte quest’album racconta, come un concept, quel processo comune di rivoluzione personale che si compie accettandosi, mentre dall’altra abbiamo dovuto riconoscere la singolarità dello stile, per cui Rock.
Abbiamo scelto, perciò, di esordire con A Little bit of present e Convert come singoli perché al meglio rappresentano i due estremi di questa ricerca: da una parte con uno stile giocosamente rivoluzionario, mentre dall’altra più evocativamente intimistica. Quello che dovete aspettarvi dall’album è perciò tutto quello che c’è in mezzo: i ripensamenti, i rimpianti, le scoperte, le illuminazioni, tutti quei gradini che mi hanno convinto a credere nel mio progetto. Un’esperienza avvincente».
Tu scrivi in inglese, una scelta atipica per un italiano?
«Non saprei cosa sia tipico di un italiano, esistono talmente tanti dialetti, inflessioni, significati e definizioni che l’inglese, forse, sembra il modo più efficace per arrivare a tutti gli italiani. Queste canzoni sono state scritte in inglese perché quella fu la lingua della mia ricerca interiore e, siccome voglio condividere quei miei risultati, allora mi è sembrato più onesto farlo nella lingua in cui sono state esperite originalmente».
Come ti trovi a lavorare con Fernando Alba, sapevi che è un nostro concittadino?
«Lavorare con Fernando Alba è imprevedibile! Penso che quando incontri una persona non del tutto prevedibile, qualunque progetto non potrà che risultare più stimolante. Certo non sarà tutto scontato… ma questo non potrà che costringermi a migliorarmi e a prendermi un po’ più sul serio».