Venerdì Santo a Caltagirone, materiale inedito su Cristo Morto e Addolorata

Le prime notizie sull’esistenza di un simulacro del Cristo Morto a Caltagirone ci giungono da un inventario degli arredi sacri, datato 1774, della chiesa di San Giuseppe.

Giuseppe e Francesco Vaccaro, Cristo morto (dentro l’urna processionale), part. (1850) legno policromo. Basilica Cattedrale san Giuliano, Caltagirone.

Dall’inventario si è scoperto che una statua del Cristo Morto si custodiva in chiesa sotto l’altare di Santa Barbara.  Ulteriori notizie, ci dicono che una scultura del Cristo morto, che desta più curiosità, è fatta in cartapesta con articolazioni mobili e capelli naturali, riferibile ai primi anni del XVIII secolo e conservato all’interno di un’urna incassata (ad oggi questa scultura è fruibile all’interno della Chiesa del Collegio di Caltagirone). Infine, l’attuale scultura, che viene portata sempre in processione il Venerdì Santo, è un un’opera dei fratelli Giuseppe e Francesco Vaccaro eseguita nel corso di un quadriennio e conservata all’interno della Basilica Cattedrale san Giuliano di Caltagirone.

Autore Ignoto, Cristo morto, part. (XVIII secolo, prima metà) cartapesta. Chiesa del Gesù (ex Collegio dei Gesuiti), Caltagirone.

Ebbene, i fratelli Vaccaro elaborano una scultura che produce ancor’oggi un sicuro impatto emotivo: un corpo nudo e martoriato, disteso su di un lenzuolo appoggiato sulla pietra dell’unzione, pronto per la sepoltura. I fori delle mani e dei piedi, le ferite del torace e del costato ancora sanguinanti, come i segni della tortura ai polsi sono aspetti di un crudo realismo.

Certamente, importante è stata le realizzazione dell’urna processionale intorno al 1851. A riguardo, secondo documenti d’archivio inediti, erano previste due soluzioni dell’architetto Marino. La prima soluzione prevede un’urna posta sopra un catafalco illuminata da candelieri, ornata agli angoli dalle sculture di quattro angeli, ricoperta da cortine di raso e da sei guanciali a trapunta all’interno; nella seconda soluzione viene presentata un disegno più semplice, più dinamico nelle linee e una spesa più contenuta. In entrambi i casi l’urna dovrà essere realizzata in legno di salice, dipinta a oro zecchino, conclusa nella zona sommitale da una corona e poggiata su piedistalli a forma di zampa di fiera. La scelta degli amministratori, alla fine, si concentra sul secondo progetto del Marino, valutato 198 ducati, procedendo all’appalto dell’opera (ad oggi, questa è l’urna attraverso la quale viene portata in processione la scultura del Cristo Morto di Caltagirone).

Salvatore Marino, Progetto di Urna processionale per il simulacro del Cristo morto: sx – variante definitiva, 1853 matita e acquerello su carta, cm 20×29,5. ASCCg, Affari diversi, b. 155, fasc. 3124; prima variante, 1851 matita su carta, cm 20×28.

 

Il simulacro dell’Addolorata

Vincenzo Nigido e Salvatore Massari, Madonna Addolorata, legno policromo. Basilica Cattedrale di san Giuliano, Caltagirone.

Il simulacro dell’Addolorata è opera del mastro falegname Vincenzo Nigido (1815-1868). Nigido, avendo ultimato la Statua dell’Addolorata, la consegnò alla presenza del sindaco Crescimanno, dell’architetto Marino e del mastro falegname al rettore della chiesa di Gesù e Maria (ad oggi non esiste più questa chiesa) il 23 aprile 1856. Per rendere più decoroso il simulacro il consiglio civico approva il 28 febbraio 1857 la spesa di ducati 38.40 per la realizzazione di un’aureola di stelle in argento eseguita e consegnata dall’orefice Spiridione Furnò (1823-1910) il 26 marzo dell’anno successivo. Infine, sempre l’architetto Marino realizzerà l’attuale Vara Processionale dell’Addolorata.

Salvatore Marino, Progetto di Vara processionale della Madonna Addolorata (1856) matita su carta, cm 19×27. ASCCg, Affari diversi, b. 155, fasc. 3123.

 

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