Strage Piazza Fontana, 50 anni tra depistaggi e terroristi fascisti liberi

Strage Piazza Fontana, 50 anni tra depistaggi e terroristi fascisti liberi, 17 uccisioni e 88 persone ferite, aprendo una ferita nel cuore di Milano

Strage Piazza Fontana. La deflagrazione uccide 17 persone e ne ferisce altre 88, aprendo una ferita nel cuore di Milano che fatica ancora a rimarginarsi.

È il primo degli attacchi che scuoteranno il paese fino agli anni ’80 del secolo scorso. La strage si è consumata nel pomeriggio di venerdì 12 dicembre 1969, la Banca nazionale dell’agricoltura di Piazza Fontana è più gremita del solito, è il giorno del mercato, quando imprenditori, coltivatori diretti e allevatori della provincia di Milano si riuniscono per discutere i loro affari commerciali. Alle 16:37 un ordigno di elevata potenza, deflagra nel salone centrale, scavando un cratere di oltre mezzo metro nel pavimento, 14 persone muoiono sul colpo, altre due a distanza di qualche settimana e la diciassettesima l’anno successivo per polmonite aggravata.
Vi era una scatola metallica che comprimeva 7 chilogrammi di gelignite, un esplosivo con una potenza superiore alla dinamite. Alle 16:25, sempre a Milano, era stato rinvenuto un ordigno inesploso nella Banca Commerciale Italiana in Piazza della Scala, e altri tre ordigni spuntano a Roma nelle stesse ore. I cinque attentati del pomeriggio del 12 dicembre 1969 segnarono l’inizio di quel periodo della vita del Paese che va sotto il nome di strategia della tensione.

Dopo aver imboccato la “pista anarchica”, le indagini si concentrarono su alcuni esponenti del gruppo padovano della organizzazione di estrema destra Ordine nuovo e coinvolsero esponenti di spicco dei servizi segreti. Nel gennaio del 1987, la Corte di Cassazione rese definitiva la sentenza che assolveva per insufficienza di prove gli imputati di strage. A metà degli anni Novanta, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, determinarono l’inizio di un altro giudizio.

Anche questo si è concluso, nel 2005, con la conferma da parte della Corte di Cassazione della sentenza di assoluzione per insufficienza o contraddittorietà delle prove che la Corte d’assise d’appello di Milano aveva pronunciato un anno prima a carico di appartenenti al gruppo di Venezia-Mestre di Ordine nuovo. Peraltro, sia le sentenze di primo e di secondo grado sia quella della Corte di Cassazione hanno accertato la riferibilità della strage di piazza Fontana alle strutture venete di Ordine Nuovo. In particolare la Suprema Corte ha ritenuto accertato sotto il profilo storico il coinvolgimento dei primi imputati Franco Freda e Giovanni Ventura sebbene non più processabili perché già assolti in via definitiva.

Foto articolo: immagine di repertorio

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