Strage di Ustica, sono passati 40 anni di silenzi e depistaggi

Poco prima delle 21 del 27 giugno 1980 il DC-9 Itavia, che viaggia da Bologna e la cui destinazione è Palermo, esce dalla traiettoria dei radar e precipita nel mare di Ustica. Sul mezzo viaggiano 81 persone in totale: 4 uomini dell’equipaggio e 77 passeggeri, tra i quali anche due bimbi di meno di due anni. Nessuno riesce a salvarsi. Il relitto dell’aereo viene ritrovato a 3700 metri di profondità. Non subito si parla di strage, anzi, per lungo tempo si pensa ad un cedimento strutturale. A meno di un mese di distanza, il 18 luglio 1980, viene ritrovato in Calabria, sui monti della Sila, ciò che resta di un caccia Mig 23 libico. A lungo si crede che sia caduto prima di quel venerdì, tuttavia ad oggi i magistrati sono convinti che sia precipitato proprio quel 27 giugno. La Commissione d’inchiesta ministeriale stabilisce che il DC-9 non ha subito un cedimento strutturale e una collisione in volo nel 1982.

Soltanto nel 1986 alcuni parlamentari chiedono di far luce sull’accaduto. Inizia, dunque, il recupero del relitto nell’aprile del 1987. Molti sono i sospetti, i silenzi e le rivelazioni in quegli anni. In particolare, il 6 maggio del 1988 un telespettatore durante “Telefono Giallo”, una trasmissione mandata in onda su Rai3, disse per via telefonica: “Ci fu ordinato di stare zitti”. I parenti delle vittime della strage di Ustica si uniscono in un’associazione a Bologna nel febbraio del 1988. Si pensa che quella notte volassero di scorta all’aereo di Gheddafi due caccia libici e che gli americani avessero colpito il DC-9 nel tentativo di abbattere l’aereo di Gheddafi. Nel 1990, dunque, questa è l’accusa che il leader libico rivolge agli U.S.A. Due anni dopo vengono messi sotto accusa 13 ufficiali dell’Aereonautica con l’accusa di “attentato contro gli organi costituzionali e contro le assemblee regionali” e con l’aggravante di falsa testimonianza ed alto tradimento. Nel 1999 vengono rinviati a giudizio 4 generali (Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio, Corrado Melillo) e altri 5 ufficiali per presunti depistaggi. Il giudice scrive che l’aereo “è stato abbattuto con un’azione di guerra non dichiarata”. 

 

La Corte d’Assise di Roma assolve da ogni accusa i generali nel 2004 (Bartolucci e Ferri saranno assolti in maniera definitiva in Cassazione tre anni dopo). Decade, così, anche l’accusa di alto tradimento. Dopo le dichiarazioni di Francesco Cossiga che sostiene sia stato un caccia della Marina francese ad abbattere l’aereo, la Procura di Roma riapre l’inchiesta nel 2008. Nel luglio del 2017 la Corte d’Appello di Palermo stabilisce un risarcimento per i parenti delle vittime pari a 100 milioni da parte di Difesa e Trasporti. Qualche settimana fa è emerso un altro particolare, che avrebbe permesso di ricostruire le ultime parole di uno dei due piloti a bordo. “Guarda…cos’è?” avrebbe detto. Non è chiaro a cosa si riferisse, ma una cosa è certa: il pilota che le ha pronunciate aspetta ancora che emerga la verità e, come lui, anche le altre 80 vittime della strage di Ustica.

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