Senza ombra di dubbio, la Sicilia sta attraversando una delle peggiori ondate di siccità della storia. Un problema che risale dalla notte dei tempi, quello di un’isola che sembra essere quasi il paradosso di sé stessa: una terra circondata dal mare che soffre per la carenza d’acqua, a causa del riscaldamento globale, di un sistema di approvvigionamento e distribuzione inadeguato e spesso di un sistema politico e burocratico complesso.
Problemi che, come ci ricorda la storia, qualche volta si riuscì a superare.
LA STORIA INSEGNA
Emblematica è la storia di Danilo Dolci, nato nel 1924 in provincia di Trieste e trasferitosi a Trappeto (PA) nel 1952.
La storia di quest’uomo, il “Ghandi siciliano“, si inserisce nella Sicilia del dopoguerra, in cui le conseguenze del conflitto si sommavano a problemi preesistenti come l’assenza di servizi di base e la presenza della mafia.
Vivere senza acqua era diventato così “naturale” che la popolazione credeva non si potesse fare nulla per cambiare le cose.
Di diverso avviso era Danilo Dolci. Egli capì che era giunto il momento di agire e riunì la gente del posto per analizzare insieme i problemi e trovare una soluzione attraverso il dialogo e il confronto.
Si mise così a capo di un gruppo con l’obiettivo di indurre la politica a finanziare la costruzione di una diga sul fiume Jato a Partinico per garantire l’acqua anche nei periodi più aridi.
Dopo anni di proteste e lotte non violente, nel 1956 arrivarono i fondi per la costruzione dell’opera, i cui lavori ebbero inizio il 27 Febbraio 1963, ancora funzionante nonostante la terribile crisi idrica. “Ghandi” aveva ragione: la soluzione ai problemi del territorio è nelle persone che lo abitano.
CHI ERA DANILO DOLCI
Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana (all’epoca provincia di Trieste, oggi territorio sloveno), da madre slovena molto religiosa e padre italiano ferroviere e agnostico. Il lavoro del padre costringe la famiglia a continui cambi di residenza. Consegue il diploma di geometra e la maturità artistica a Brera, si schiera apertamente contro il fascismo e inizia a studiare architettura a Roma, ma prima di discutere la tesi decide di abbandonare tutto e dedicarsi a problematiche sociali.
Nel 1952 si trasferisce in Sicilia dove promuove lotte non violente contro la mafia, la disoccupazione, l’analfabetismo alimentati da una debole presenza dello Stato e dalle disparità sociali, per l’affermazione dei diritti fondamentali. Questo gli è valso il nome di “Ghandi”. È stato, inoltre, anche sociologo, poeta ed educatore
“Un vecchio contadino, Zu Natale Russo, un giorno disse: ‘Qui d’estate per sei mesi non piove. E si produce poco, o niente. Ma d’inverno piove molto. E l’acqua per gran parte va sprecata. Non si potrebbe raccogliere quell’acqua in un bacile, in un grande bacile, per poi utilizzarla nell’estate‘ “.
Brano tratto dal saggio “Nessi tra esperienza etica e politica” di Danilo Dolci.