Sbarchi a Pozzallo, arrestato equipaggio: avevano bussola e navigatore satellitare

La Polizia Giudiziaria a seguito dello sbarco di ieri ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di 11 migranti.

Secondo i testimoni sono loro che hanno condotto l’imbarcazione partita dalle coste libiche. I responsabili del delitto previsto dall’art. 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, concorreva con altri soggetti presenti in Libia al fine di trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per averle sottoposte a trattamento inumano e degradante.

I migranti sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati e identificati dalla Polizia Scientifica.

MODALITA’ DI SOCCORSO IN MARE

Alle ore 20:30 del 13 luglio u.s. il Pattugliatore della Guardia di Finanza p.01 “Monte Sperone” procedeva in ausilio alla vedetta v.2067 del Roan di Palermo, impegnata in un’attività di contrasto all’immigrazione clandestina, in quanto era stato intercettato un peschereccio con a bordo numerosi cittadini extracomunitari proveniente dalla Libia.

Alle ore 01:42, il pattugliatore P.01 ammainava entrambi i battelli di servizio al fine di soccorrere alcuni migranti presenti in acqua e successivamente abbordare il peschereccio per ristabilire l’ordine ed operare il soccorso, poiché parte dei passeggeri si era tuffato per raggiungere a nuoto le navi italiane.

Alle ore 01:47, entrambe le unità della CP “319” e “312” iniziavano il trasbordo dei migranti dal peschereccio. Terminati i primi due trasbordi, i cittadini extracomunitari venivano ulteriormente trasbordati a bordo del P.01 “Monte Sperone”.

Tale attività si concludeva con l’imbarco, complessivamente di nr. 257 cittadini extracomunitari di cui 18 bambini, 48 donne e 191 uomini.

Alle ore 05:00, il pattugliatore P.01 restava in zona operazioni in attesa dell’arrivo dell’OPV Protector (assetto frontex), in modo da ultimare le operazioni di trasbordo tra il peschereccio e l’assetto navale di cui sopra; operazioni conclusesi alle ore 07:22.

Alle ore 08:05 la CP 287, autorizzava il pattugliatore P.01 “Monte Sperone” e la nave Protector a lasciare la zona in modo da dirigere verso nord.

Dopo l’evacuazione medica di parte dei migranti, alle ore 19.30 veniva fatte sbarcare le donne e i bambini presenti solo sulla nave della GdF.

Alle successive ore 02.00 venivano fatti sbarcare tutti i migranti presenti sulle navi P.01 “Monte Sperone” e sulla nave britannica Protector per un numero complessivo di 447 migranti.

Dopo le operazioni sanitarie di rito, i migranti venivano trasferiti presso l’Hotspot per le operazioni di pre-identificazione a cura della Questura di Ragusa.

LE INDAGINI

Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazione della Sezione Operativa Navale, dello S.C.I.C.O., del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Ragusa e di Catania (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Pozzallo, hanno sottoposto a fermo dopo articolate ed intense indagini l’intero equipaggio dell’imbarcazione in legno salpata dalle coste libiche composto da 11 uomini.

Le due navi, “Protector” assetto Frontex e “Monte Sperone P01” della Guardia di Finanza, che avevano ricevuto 447 migranti dalle motovedette della Capitaneria di Porto in forza a Lampedusa, giungevano a Pozzallo sabato sera alle ore 19.00 circa e la Polizia dava immediato avvio alle attività investigative raccordandosi con il personale dei suddetti assetti navali.

L’immediato scambio informativo, iniziato già il giorno precedente l’arrivo, forniva degli ottimi spunti investigativi per i poliziotti che davano avvio alle prime attività d’indagine non appena sbarcate le prime persone.

Nella tarda serata, difatti, venivano fatte sbarcare le donne ed i bambini, pertanto gli investigatori raccoglievano le prime informazioni utili per la prosecuzione delle indagini. Le testimoni riferivano di un folto numero di nord africani costituente l’equipaggio. Il capitano egiziano indicato dalle testimoni è risultato, dai controlli effettuati dalla Polizia Scientifica sulle impronte digitali, positivo in banca dati, ovvero era già stato fotosegnalato. Dagli accertamenti della Squadra Mobile di Ragusa il capitano era già stato arrestato il 7.6.2004 ad Agrigento, sempre per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Inoltre era già stato respinto nel 2007 dalla Questura di Agrigento dopo essere arrivato a Lampedusa.

Non appena sbarcati tutti i migranti, gli investigatori ascoltavano il vissuto di altri testimoni. I migranti, inizialmente molto preoccupati, hanno riferito, dopo una lunga opera di rassicurazione da parte dei poliziotti, di aver viaggiato chi nella stiva e chi vicino al ponte comando. Tutti erano concordi nel riferire agli investigatori il ruolo di ogni membro dell’equipaggio. Dal capitano al vivandiere, da chi curava le comunicazioni via telefono satellitare a chi distribuiva l’acqua e manteneva l’ordine; tutti avevano un ruolo e gestivano il carico umano composto da 450 migranti.

I quasi 300 migranti eritrei hanno pagato in media 10.000 euro circa (così come da loro dichiarato) per raggiungere l’Europa effettuando diversi passaggi da più paesi, mentre i somali ne hanno pagati in media 6.000.

Dopo un’articolata attività d’indagine è stato possibile raccogliere fonti di prova idonee per poter sottoporre a fermo di Polizia Giudiziaria il comandante ed altri 10 membri dell’equipaggio.

Dall’escussione di alcuni migranti somali è emerso che durante la traversata, un gruppo di circa 30 somali, non appena ha notato un’unità navale italiana nei pressi di Linosa, ha deciso di buttarsi in acqua per raggiungerla a nuoto. I migranti sono stati soccorsi in 34 da due motovedette della Capitaneria di Porto ed una della Guardia di Finanza. 3 parenti di origine somale hanno riferito che 4 migranti non sono riusciti a raggiungere l’imbarcazione di soccorso e che per questo si sono perse le loro tracce. Sono in corso accertamenti sull’identità dei soggetti ricoverati presso gli ospedali.

Al termine dell’escussione dei migranti, l’intero equipaggio è stato condotto in carcere a disposizione della Procura della Repubblica di Ragusa diretta dal dott. Fabio D’Anna, intervenuta nella persona del Sost. Procuratore Dott. Fornasier direttamente presso gli uffici della Squadra Mobile all’interno dell’Hot Spot di Pozzallo.

Dopo gli accertamenti sull’identità di tutto l’equipaggio mediante l’acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica, personale operante li ha condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione della Procura della Repubblica.

LA CATTURA

Le indagini condotte dalla Polizia Giudiziaria hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, gli investigatori hanno ristretto gli scafisti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Sono ormai quotidiane le udienze di incidente probatorio per un’anticipazione della formazione della prova utile ai fini dibattimentali.

Al riguardo si rappresenta che sono moltissime le sentenze di condanna dell’Autorità Giudiziaria in ordine al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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