REMS di Caltagirone, dalla diffidenza a centro d’Eccellenza

Abbiamo voluto raccontare la realtà della REMS (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di Caltagirone. La sua apertura nel 2015 destò una serie di polemiche e timori che invece adesso si sono trasformati in complimenti, per un centro divenuto per molti un punto di riferimento non solo a livello regionale ma anche e soprattutto nazionale. Proprio per questo, in esclusiva per Prima stampa degli Erei, abbiamo fatto visita alla struttura sita nella frazione di Santo Pietro, dove il dott. Salvatore Aprile, psichiatra, responsabile dell’Unità operativa semplice della REMS, ci ha accolti durante il giorno riservato all’incontro con famiglie, una delle tante attività portate avanti in questi anni.

 

 

“Sono responsabile di un’equipe multi professionale, in cui operano quattro psichiatri, tecnici della riabilitazione, infermieri, OSS e assistenti sociali – ci ha detto il dott. Aprile -. La REMS ospita tutte quelle persone che hanno commesso un reato e sono stati giudicati non in grado di intendere e volere, persone con una pericolosità sociale che necessitano di un trattamento terapeutico comunitario. È un trattamento curativo, a differenza di un manicomio, qui c’è la volontà di riabilitare l’utente, non vi è più solo lo stato di detenzione ma anche curativo, ognuno degli operatori esercita un trattamento riabilitativo sanitario”.

Presente anche tutta l’equipe, la prima a intervenire è Chiara Insacco dirigente medico psichiatra: “Lavoro alla REMS dal 1 giugno 2018, è una scelta oltre che un sogno venire a lavorare qui. L’Italia ha fatto un balzo di civiltà enorme rispetto ad altri Paesi. Ci occupiamo della gestione della terapia farmacologica individualizzata, la nostra è una realtà poco verticistica, noi ci occupiamo di tutto, siamo al servizio di un unico grande obiettivo: riabilitare i pazienti psichiatrici autori di reato. Le attività principali vengono gestite in gruppo, con riunioni e colloqui. Molte attività vengono svolte anche all’esterno, i pazienti all’interno della REMS hanno il permesso di uscire in esterno con gli operatori, sia per attività ludiche o esigenze personali, molti la domenica tornano a casa propria per stare con le famiglie. È fondamentale il rapporto tra operatore e utente, un rapporto che cerca di comprendere il bisogno dell’utente, cercando anche delle soluzioni”.

Viviana Truisi, tecnico della riabilitazione psichiatrica: “Insieme all’equipe mi occupo della stesura del piano terapeutico riabilitativo personalizzato, che serve a costruire un percorso insieme all’utente e insieme al suo territorio di appartenenza. Ci occupiamo di attività interne ed esterne alla struttura, partecipando a diversi laboratori, come ad esempio la cucina, attività ludico espressive, scritture creativa, cineforum, tutte attività finalizzate ai propri vissuti ed emozioni, lavoriamo sulla consapevolezza della loro condizione di salute. Inoltre facciamo un grosso lavoro insieme alle famiglie, perché gran parte degli utenti hanno dei rapporti conflittuali con i propri familiari”.

Luana Facella tecnico della riabilitazione psichiatra: “In ogni attività l’utente diventa il protagonista. L’obiettivo principale è portare il paziente a far gestire la sua vita, a prendere delle decisioni, pertanto nei gruppi si mira all’autodeterminazione. Cosa importante la consapevolezza di se stesso, è un’attività che si svolge insieme alla famiglia, per far capire ad utente e familiari il perché determinate problematiche l’hanno condotto all’attuale condizione. Un altro approccio è l’open dialogue, il dialogo aperto, in cui l’utente e la famiglia vengono facilitati nella comunicazione che riguardano conflitti e problemi irrisolti. È un approccio strategico, perché sia noi operatori che i familiari riescono ad avere delle informazioni, non valutate in precedenza”.

Santo Bellabuono, operatore socio sanitario: “Sproniamo gli utenti a svolgere le mansioni quotidiane, come rifare il letto, preparare la colazione, fare la doccia ogni mattina, lavare i propri vestiti ecc… cerchiamo soprattutto di instaurare un rapporto di empatia con ognuno di loro”.

Giusy Prete assistente sociale presso questa REMS da aprile 2018: “La mia funzione si svolge in tre grandi aree: mediazione e intervento con avvocati e amministratori di sostegno o tutori di ciascun paziente, curo il rapporto con la famiglia, e intervengo nella rete delle istituzioni pubbliche e private elaborando progetti di integrazione e riabilitazione socio-lavorativa per ciascun paziente sia nell’ottica delle sue dimissioni ma anche nella sua permanenza in REMS”.

Domenico Arnone infermiere: “Mi occupo dell’assistenza infermieristica dei bisogni del paziente, ci occupiamo del rapporto di fiducia che si crea con il paziente, cerchiamo costantemente di capire eventuali problemi, a differenza delle strutture ospedaliere, qui c’è un percorso empatico che viene a crearsi”.

Dopo la presentazione dell’equipe di lavoro, il dott. Aprile approfondisce nello specifico come è strutturata la REMS di Caltagirone: “All’interno della struttura sono presenti 20 pazienti, che rappresenta il massimo numero a disposizione di una REMS, tante persone infatti, sono in lista di attesa. La REMS femminile ospita 13 donne di cui 3 di fuori regione e 10 siciliane. La REMS maschile è aperta dal 30 aprile 2015 con 7 utenti, mentre quella femminile dal 19 marzo del 2018. Inizialmente vi è stata la paura dei residenti, una paura che si è piano piano dissolta, a testimonianza che i nostri utenti partecipano a diverse attività esterne e si sono integrati nella vita comunitaria del calatino. In termini di risultati abbiamo dimesso persone 36 persone su 56 per la precisione. Non contano solo i numeri delle dimissioni, ma soprattutto la qualità del percorso effettuato, nessuno dei dimessi risulta abbia avuto procedimenti dalla magistratura. Le dimissioni vengono concordate insieme alla magistratura ed al   DSM di appartenenza territorialmente competente, se l’utente partecipa alla terapia e ai nostri progetti, è chiaro che le dimissioni avvengano prima della scadenza. Le liste d’attesa sono numerose soprattutto in Sicilia. La REMS è una comunità terapeutica assistita, la permanenza nella nostra struttura non supera i 2 anni. Molti dei nostri pazienti sono utenti con disturbo di personalità e abuso di stupefacenti, la destinazione migliore viene scelta in base a diversi fattori:

1.buona compensazione, ripristino di una sufficiente consapevolezza di malattia

  1. possibilità di ottenere dal paziente una spontanea, attendibile accettazione degli interventi terapeutici compreso quello farmacologico e buona compliance alla terapia.

3.Prospettiva di rientro in famiglia a o di assegnazione a strutture comunitarie

Abbiamo voluto concludere l’incontro parlando e confrontandoci con i familiari presenti chiedendo loro, in maniera anonima, un parere proprio sui metodi e sull’equipe della REMS di Caltagirone:

“Per noi è stata un’esperienza positiva. Il dott. Aprile e tutti gli operatori sono persone meravigliose, lo Stato Italiano dovrebbe aiutare maggiormente queste strutture”.

“La REMS di Caltagirone coinvolge la famiglia, fa partecipare tutti, ci aiutano dal primo momento in cui mettiamo piede qui dentro”.

“Come famiglie ci siamo sentiti coinvolti fino al primo momento, all’interno della struttura abbiamo trovato delle persone che oltre ad aiutare i nostri cari, aiutano anche noi in prima persona, facendoci crescere e migliorare ogni volta che partecipiamo ai vari incontri”.

“Abbiamo avuto la fortuna di far entrare i nostri ragazzi in questo centro e ogni mese notiamo miglioramenti costanti”.

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