Referendum 12 giugno: quesiti e cosa votare

Era il 3 febbraio quando il Presidente Mattarella, nel discorso di insediamento per il suo secondo mandato, ribadiva l’urgenza di una riforma della Giustizia che, pur nelle garanzie costituzionali di indipendenza ed autonomia della Magistratura, servisse a ridare efficienza, autorevolezza e credibilità alla macchina giudiziaria.
Sono 5 i referendum in tema di giustizia per cui domenica 12 giugno si dovranno esprimere circa 51,5 milioni di elettori e si tratta di referendum abrogativi (cioè quesiti, ex art. 75 della Costituzione) con cui si chiede ai cittadini se preferiscono mantenere norme già presenti nel nostro ordinamento o se vogliono che siano abrogate, quindi cancellate.

I quesiti sono tecnici, ma il referendum chiede a tutti noi, a prescindere dalle nostre competenze, di esprimere il nostro consenso/dissenso su questa riforma.

Rileggeteli più e più volte e poi chiedetevi: sono queste le cose da cambiare per avere una giustizia più efficiente ed affidabile? Sono questi i problemi che hanno minato il rapporto di fiducia tra magistratura e cittadini? E’ questa la riforma della Giustizia di cui il nostro Paese ha urgenza?

Vediamo di capirci un po’ di più:
🔴 Scheda di colore rosso per il Referendum n. 1: abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.
I proponenti chiedono di abrogare la Legge Severino che esclude dalle elezioni e dagli incarichi in politica le persone condannate.
Attualmente è prevista l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, rappresentanti di Governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali in caso di condanna anche non definitiva. Con il ‘Sì’ viene abrogato il decreto legislativo cancellando così l’automatismo. Votando SI, anche chi è stato condannato in via definitiva per mafia, una volta scontata la sua pena, potrebbe tornare ad occuparsi della cosa pubblica.
🟠 Scheda di colore arancione per il referendum n. 2: limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.
Con la scheda n.2 ci viene chiesto se vogliamo abrogare la norma sulla “reiterazione del reato” (cioè la commissione dello stesso reato da parte del soggetto indagato) dall’insieme delle motivazioni per cui i giudici possono decidere la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini (prima del processo).
Questa norma prevede che un giudice può arrestare una persona nel momento della denuncia e detenerlo durante le indagini, questo per evitare che possa tentar la fuga, inquinare le prove o, come nel caso di stalking, il soggetto possa compiere gesti estremi come il femminicidio.
🟡 Scheda di colore giallo per il referendum n. 3: separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.
Si chiede l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati. Pertanto, se vince il ‘Sì’ si introduce nel sistema giudiziario italiano la “separazione” delle carriere: i magistrati dovranno scegliere all’inizio della carriera se assumere il ruolo di giudice nel processo (funzione giudicante) o quello di pubblico ministero, PM (funzione requirente, colui che coordina le indagini e sostiene l’accusa) per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.
Nello specifico, il giudice è la figura super parte che al di fuori di ogni costringimento tiene conto dei fatti e del quadro normativo e sulla base di ciò giudica.
Il Pubblico Ministero è anche lui un magistrato, funzionario dello Stato, che ha il compito di proteggere gli interessi e la sicurezza pubblica dello Stato dai reati. I PM hanno il compito di fare le indagini, quindi di raccogliere tutte le prove.
I magistrati possono cambiare funzione 4 volte nell’arco della carriera e per farlo devono cambiare territorio, occorre il giudizio di un consiglio giurisdizionale e il magistrato in questione deve seguire una formazione dal consiglio superiore della magistratura. L’articolo quarto della Costituzione indica come unico principio l’omogeneità culturale della giurisdizione.
⚫ Scheda di colore grigio per il Referendum n. 4 : partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.
Si chiede che la valutazione sui magistrati venga concessa anche ad altre figure di esperti nella materia giuridica, oltre che alle toghe stesse. Gli avvocati, ma anche i professori universitari, parte di Consigli giudiziari, potrebbero quindi votare sull’operato dei magistrati e sulla loro professionalità.
Attualmente la valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati è operata dal Csm che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari, organismi territoriali nei quali decidono solo i componenti appartenenti alla magistratura.
🟢 Scheda di colore verde per il Referendum n. 5: abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.
Chiede l’abrogazione di alcune norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura, e cioè si chiede l’abrogazione della legge 24 marzo 1958, n. 195 (‘Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura) nella parte che prevede l’obbligo di raccogliere da 25 a 50 firme per potersi candidare come membri dell’Organo di governo autonomo della magistratura. Con la vittoria del sì si tornerebbe alla legge originale del 1958 che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura.
Anche qualora la candidatura fosse libera, si creerebbero le correnti durante le votazioni e dunque non risolverebbe il problema.

In quanto abrogativo, il referendum 2022 sulla giustizia prevede il raggiungimento del quorum affinché l’esito scaturito dalle votazioni risulti valido. Pertanto, è necessario che il prossimo 12 giugno si presenti alle urne almeno il 50% più uno degli italiani. Se i votanti saranno meno della soglia del 50% più uno, i referendum verranno dichiarati nulli e non verrà apportato alcun tipo di cambiamento alle leggi.

Condividi