Ragusa, Francesco Maltese confermato segretario generale della FIOM CGIL

La FIOM CGIL (Federazione Impiegati Operai Metallurgici) di Ragusa ha tenuto l’XI congresso provinciale confermando nella carica di segretario generale Francesco Maltese.

La nuova assemblea generale composta di quindici componenti lo ha eletto alla fine di un’assise molto partecipata e ricca di spunti e tematiche sindacali della categoria.

Nella relazione introduttiva Francesco Maltese ha compiuto un’analisi dello sviluppo in Italia che nel 2017 segna solo 1,5 per cento mentre gli altri Paesi europei hanno presentato (Fonte SVIMEZ) una crescita media del 2,4 per cento. In questo quadro emerge un drammatico dualismo generazionale. Sempre il rapporto SVIMEZ ci dà un mercato del lavoro in cui i giovani che rappresentavano il 30 per cento degli occupati nel 2007 dopo dieci anni sono appena il 22 per cento. Di contro gli ultra cinquantenni sono passati nello stesso periodo dal 13 per cento del 2007 al 22 per cento del 2017.

Le cause sono intrinseche nella crisi di sistema: allungamento dei termini del pensionamento, il blocco del turnover nel pubblico impiego, assenza di un sistema adeguato di servizi per l’impiego.

Oggi incombono emergenze assolute che marcano il divario nord/sud. Un mezzogiorno che l’organizzazione sta caratterizzando con un’attività che parte dal contrasto alla precarietà con la lotta al lavoro nero; all’estensione delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori autonomi e parasubordinati; alla revisione dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali.

Con il rinnovo del contratto si è difeso il salario, sia nel primo livello sia nella contrattazione di secondo livello, garantito il mantenimento degli scatti di anzianità e l’inderogabilità della paga base.

Lo scenario del settore metalmeccanico in provincia di Ragusa presenta tipologie diversificate attesa l’articolazione delle produzioni: si va dalla produzione dell’alluminio alla manutenzione degli impianti industriali,dal software alle imprese di installazioni di impianti termo-sanitari e fotovoltaici, dalle imprese di produzione e manutenzione degli ascensori alle imprese che operano nelle manutenzione delle reti idriche e quindi le officine meccaniche e dell’automotive. Si è registrato un trend di crescita nel biennio 2015/2017 che in parte ha recuperato il patrimonio economico disperso dalla crisi.

Vi sono state, negli ultimi quattro anni, importanti vertenze aperte che l’esperienza ha reso ricche di indicazioni sulle quali la FIOM di Ragusa ha tratto tesoro in termini di politica sindacale che si possono così sintetizzare: la difesa occupazionale e nuove forme di welfare nelle piccole aziende artigiane; la difesa dell’occupazione e la gestione degli esuberi nei processi di riorganizzazione aziendale; il rifiuto di deroghe peggiorative alla contrattazione di primo livello, la fermezza nel fare applicare il contratto collettivo nazionale e la funzione ovviamente del sindacato per difendere il livello salariale, della parità di genere.

Il segretario generale della CGIL di Ragusa, Peppe Scifo, nel suo intervento ha fatto un quadro futuribile del settore metalmeccanico nel senso che la robotistica tende a sostituire la mano dell’uomo nei processi  produttivi per cui è necessaria una battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro fondandola su una battaglia di classe che ribalta la logica predominante secondo la quale il ceto ricco si pone contro quello povero.

L’industria in provincia di Ragusa ha dato ricchezza al territorio e come altrove oggi è in crisi in fatto di presenza e rispetto a questo la politica tace rispetto alle attività industriali che chiudono o vanno altrove. Necessaria l’apertura di un ampio dibattito che coinvolga la Regione Sicilia per pensare in provincia di Ragusa un nuovo modello industriale. Oggi risulta strategico non solo il mantenimento delle realtà esistenti ma anche quello di arricchirle. La politica deve farsene carico.

I lavori sono stati conclusi da Roberto Mastrosimone, segretario generale della FIOM CGIL Sicilia, che ha posto la necessità di un cambiamento di metodo per  adeguarlo alle nuove realtà; la produzione degli anni 70/80 non esiste più e quindi bisogna reinventare una nuova strategia di intervento altrimenti si pongono seri problemi di rappresentanza. Necessario superare gli effetti nefasti dello JOBS ACT che producono lavoro nero e sottopagato; sintetizzare e rendere più efficaci i contratti riducendoli drasticamente di numero così come il sistema degli appalti e dei subappalti. Un tema che non può essere solo della FIOM ma dell’intera confederazione sindacale.

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