Ragusa, confermato il fermo di Giuseppe Panascia per l’omicidio della moglie dopo analisi dei vestiti. GUARDA IL VIDEO

Confermato dalla polizia il fermo di Giuseppe Panascia per l’omicio della moglie Maria Zrba.

La polizia di Ragusa ha completato le indagini sul reato di omicidio aggravato avvenuto a Ragusa lo scorso 11 ottobre. Dopo 24 ore, era stato eseguito il fermo di indiziato di delitto disposto dalla Procura della Repubblica di Ragusa nei confronti di Giuseppe Panascia, 73 anni, marito della vittima.

L’uomo è indagato per omicidio doloso, aggravato dal fatto di averlo commesso ai danni della moglie dalla quale era legalmente separato. Il giorno dell’omicidio, alle ore 20, il nipote convivente della vittima è rientrato nella casa di via G.B. Odierna 51 a Ragusa. Una volta aperta la porta di casa sul piano strada, ha salito le scale ed è entrato in cucina dove abitualmente stava la nonna. Il giovane ha chiamato la nonna come ogni volta che tornava a casa, ma questa volta non ha sentito alcuna risposta. Sorpreso dalla mancata risposta, ha cercato la nonna e l’ha trovava riversa a terra in cucina priva di vita. Considerata la quantità di sangue presente ha capito subito cosa fosse accaduto e ha contattato il numero di emergenza per richiedere l’invio di un’ambulanza, arrivata poco dopo assieme agli agenti di polizia.

Il medico non ha potuto far altro che constatare il decesso, in quanto le lesioni della donna erano evidenti. I poliziotti hanno circoscritto la zona e hanno chiesto l’intervento della Squadra Mobile. Una volta arrivata quest’ultima, il nipote ha dato le dovute indicazioni, essendo a conoscenza del rapporto conflittuale tra i due e della separazione. Sul posto, dopo pochi minuti, sono intervenuti il pubblico ministero Giulia Bisello, il medico legale Giuseppe Iuvara, e la Polizia Scientifica per i rilievi sulla scena del crimine e per l’ispezione cadaverica. Iuvara ha constatato l’accanimento che c’era nei confronti della vittima.

La Squadra Mobile di Ragusa si è divisa in più team di lavoro. Un gruppo di investigatori si è occupato di ricercare le tracce elettroniche e acquisire le immagini registrate dai sistemi videosorveglianza pubblici e privati. Grazie a ciò e alla disponibilità dei proprietari di abitazioni private e strutture ricettive, i poliziotti sono riusciti a ricostruire tutti gli ingressi e conseguenti uscite di persone da casa della vittima. Nel contempo un altro team di poliziotti ha ascoltato negli uffici della Squadra Mobile i parenti, vicini di casa e ogni altra persona che potesse fornire elementi utili alle indagini. Dall’ascolto delle persone informate sui fatti era evidente che i due coniugi avevano da sempre un rapporto conflittuale e per questo la donna, circa un anno fa, aveva chiesto al marito di separarsi. Nonostante la separazione legale l’indagato ha continuato a frequentare l’abitazione coniugale come se nulla fosse cambiato, a eccezione di andare a dormire dalla madre ogni notte. I rapporti erano sempre più conflittuali e qualche giorno prima l’anziana signora chiedeva al marito di non entrare più in casa e di pagare le quote mensili concordate in sede di separazione. L’uomo non aveva mai accettato la separazione e per questo motivo i litigi erano all’ordine del giorno. La donna si sfogava ogni giorno al telefono con i figli che vivono tutti lontano per motivi di lavoro tanto da essere abituati ai tristi racconti.

Oltre alle dichiarazioni rese dai familiari e dai loro sospetti sul padre, gli investigatori escludevano la rapina ai danni della donna in quanto non vi era alcun segno di forzatura e in casa i pochi soldi presenti nella borsa della vittima e nella sua disponibilità erano ancora li. Dall’ascolto delle dichiarazioni dei vicini e delle persone che conoscevano la vittima è emerso che nessuno avrebbe mai potuto fare del male alla signora che da sempre era impegnata nel sociale aiutando i più bisognosi nonostante i suoi problemi di salute e le modeste condizioni economiche. Tutti hanno descritto la vittima come una persona di ottime qualità morali e per questo nessuno le avrebbe voluto far del male a eccezione del marito. Quest’ultimo è stato individuato dopo meno di 30 minuti dal ritrovamento del cadavere e gli agenti, dopo aver appreso, nelle immediatezze, dei sospetti del nipote, si erano subito messi alla sua ricerca.

Fermato vicino casa della madre, Panascia è stato condotto nella questura di Ragusa dove ha fornito delle prime dichiarazioni fuorvianti e non concordanti con quanto subito acclarato. La Polizia Scientifica ha terminato il primo sopralluogo dopo ore di lavoro, ovvero alle prime luci dell’alba, fornendo importanti elementi ai colleghi della Squadra Mobile. Nonostante le perquisizioni effettuate in ogni luogo nella disponibilità dell’indagato, l’arma del delitto (un oggetto contundente) non è stata ancora ritrovata. Dopo le prime attività investigative condotte dalla Squadra Mobile, il pubblico ministero ha deciso di interrogare l’indagato che, assistito dal difensore, ha risposto alle domande rivoltegli. All’esito delle dichiarazioni rese e dopo l’analisi di tutti i gravi indizi di colpevolezza raccolti, il pubblico ministero ha disposto nella notte appena trascorsa il fermo del marito della vittima per omicidio doloso aggravato dal fatto che i due fossero legalmente separati.

La ricerca e analisi delle tracce del reato è durata settimane con più sopralluoghi sul luogo del delitto. Fondamentale il lavoro svolto dalla sezione biologia del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo che ha dato ausilio alla Polizia Scientifica di Ragusa e alla Squadra Mobile. I biologi sono riusciti a esaltare alcune tracce latenti trovate sul mezzo, ovvero delle piccole macchie di sangue non percettibili all’occhio umano. Sono stati utilizzati mezzi e tecnologie di altissimo livello, tali da togliere ogni dubbio su quanto trovato a bordo del veicolo utilizzato da Panascia per allontanarsi dal luogo del delitto. Oltre alla sostanza ematica trovata a bordo del veicolo, le tracce di sangue repertate sugli indumenti indossati da Panascia al momento del fermo sono inequivocabili. L’uomo aveva dichiarato agli investigatori che le macchie fossero di cous cous, il suo piatto preferito, e che di sicuro si era sporcato mentre cucinava nei giorni precedenti.

Nonostante la sua freddezza nel narrare queste vicende e la sua mancata confessione, gli investigatori non hanno mai smesso di indagare e sono stati premiati dai risultati conclusivi delle analisi di laboratorio. Le indagini della Squadra Mobile e gli accertamenti tecnici della Polizia Scientifica hanno permesso di ricostruire, con una probabilità quasi pari alla certezza, la dinamica dei fatti reato accaduti.

L’uomo nel pomeriggio di giorno 11 ottobre, dopo l’ennesima discussione con la moglie, ha iniziato a colpirla probabilmente mentre lei era di spalle seduta in cucina a guardare la televisione. Dopo i numerosi colpi inferti alla donna che ha tentato in tutti i modi di difendersi, l’uomo si è probabilmente cambiato d’abiti lasciando riversa a terra in una pozza di sangue l’ex moglie. Nonostante questo cambio d’abiti l’uomo si è sporcato di sangue i pantaloni, la camicia e il maglione. Pochissimi elementi quasi impercettibili a occhio nudo sugli indumenti, ma notati dagli investigatori. La Squadra Mobile subito dopo il fermo dell’uomo aveva provveduto a farlo spogliare e consegnare tutti gli indumenti, compresi gli effetti personali e le scarpe. Questa scelta investigativa è risultata vincente poiché proprio sugli indumenti e nelle maglie dell’orologio sono state trovate tracce di sangue. Dopo aver consumato il delitto, Panascia usciva da casa per raggiungere la sua automobile e mentre saliva in auto lasciava altre tracce di sangue impercettibili a occhio nudo, proprio sul tappetino del veicolo.

Nei laboratori della Polizia Scientifica oltre ad aver “esaltato” le tracce latenti, è stato possibile estrarre il Dna dai campioni di sangue ritrovati e compararli con il Dna dell’indagato e della vittima. Grazie a queste analisi è stato possibile attestare con assoluta certezza l’appartenenza della sostanza ematica tanto all’indagato quanto alla vittima. Oltre a quanto già provato dalle telecamere, ovvero la sua permanenza in casa nei minuti dove era stato consumato l’omicidio e il suo allontanamento subito dopo a bordo della macchina, adesso ci sono le prove scientifiche effettuate dopo accurate e complesse analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica del Gabinetto Regionale di Palermo. Alle attività di investigazioni hanno partecipato anche i colleghi della Polizia Scientifica di Catania esperti in ricerca tracce ed il reparto cinofili di Palermo esperto in ricerca tracce ematiche.

Video: https://youtu.be/fanijwHUzZs

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