“Power” di Giovanni Messina, la prova che l’anima temprata dalla sofferenza sopravvive

Quasi per caso ho conosciuto Giovanni Messina, un ragazzo davvero particolare. Avverti subito che non vai incontro ad una persona ma ad un mondo, discreto all’esterno, impetuoso all’interno, e lo affermo non certo per collegarmi al progetto artistico che lui stesso ha battezzato “Power”.

Come ogni artista sente il bisogno di raccontarsi non per vana gloria ma per rappresentare un mondo che esiste, il suo, ed in cui molti possono riconoscersi. La fotografia, questo è il suo canale di trasmissione con l’esterno ed è dall’ultimo anno accademico, quello appena trascorso, che Giovanni inizia a raccontarsi.

Ricorda il primo giorno di lezioni, l’incontro con un professore “odioso” di primo acchito, ma amato nei mesi successivi, per il suo essere ed il suo modo di fare lezione ed è proprio in una di queste che inizia a prendere forma, seppur embrionale, quello che poi maturerà nella sua opera fotografica. Da quella lezione doveva venir fuori un esame che non sarebbe stato solo accademico per Giovanni, ma anche personale, introspettivo: attraverso una serie di foto doveva raccontarsi, raccontare il suo passato, le esperienze vissute che più lo avevano segnato fino a quel momento.

Non sono mancate, soprattutto all’inizio, le difficoltà nel provare a dare la forma giusta, quella più sincera, al progetto, bisognava tirare fuori lo stato d’animo più recondito, quello più provato. Fondamentale è stato il sostegno e l’aiuto ricevuto dai suoi colleghi, ma soprattutto dal suo migliore amico, Salvo, con cui nel febbraio di quest’anno, una sera, tra Caltagirone e San Michele di Ganzaria ha iniziato a scattare quelle foto come a voler immortalare il suo “io” più privato.

I meravigliosi scatti di Giovanni Messina

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Il legame di amicizia e le cicatrici

Dagli scatti emerge, come un rilievo, il legame di amicizia indissolubile con Salvo che rappresenta nella sua vita un miracolo, capace di fargli scoprire un secondo sé stesso, diverso dal primo che descrive un po’ cupo, timido, insicuro.

Il movimento impresso nelle foto significa un passato segnato da cicatrici lasciate da alcune persone che hanno fatto e che fanno parte della sua vita, anche familiare. Giovanni non si nasconde, conosce benissimo sé stesso, si ascolta, sa che ci sono difetti che come spigoli vanno smussati. Non gli manca di certo la determinazione e la sua espressione artistica né è una prova tangibile, e poi al suo fianco ci sono quei compagni di vita, può contare su quel “potere” generato dall’amicizia, capace di rivoluzionare, anche se silenziosamente, la sua personalità troppe volte provata in passato.

Cos’è dunque “Power”? la prova che “le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici”, per citare Khalil Gibran.

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