Possibile estradizione per Julian Assange negli Usa: rischia tortura

Il caso di Julian Assange, lo specchio della democrazia occidentale. E’ di ieri l’ordinamento della Westminster Magistrates Court di Londra in cui si accetta l’estradizione negli Usa per Julian Assange, giornalista australiano fondatore di Wikileaks che, nel corso della sua carriera, ha diffuso documenti riservati su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.

Assange rischia una condanna fino a 175 anni di carcere in isolamento e probabilmente con torture, salvo un ricorso presso l’Alta Corte: sarà ora compito della ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale al trasferimento.

Ogni guerra ha i suoi crimini e ogni giornalista ha il dovere di raccontarli: anche nel conflitto tra Russia e Ucraina sono stati narrati casi come quelli di Bucha, degli stupri alle donne da parte dei soldati russi e tanto altro, sconvolgendo non solo l’opinione pubblica ma persino il presidente degli stessi Stati Uniti D’America che, proprio in seguito alle immagini di Bucha, ha chiesto il pugno duro nei confronti della Russia da parte dell’Unione Europea e della NATO, anche al costo di un’escalation del conflitto stesso.

La democrazia difende i giornalisti russi che comunicano e rivelano i crimini di guerra commessi dalla Russia nonostante la censura, l’Europa rivendica il sacrosanto diritto ad un’informazione indipendente e trasparente, ma la sentenza di estradizione negli Stati Uniti per Julian Assange di democratico ha davvero poco e tutti dovrebbero far sentire la propria indignazione perché ad essere minacciato è il diritto all’informazione.

 

 

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