Paternò, le basole di Pietralunga

Quanto emerso dal fondale del fiume Simeto, interroga studiosi ed appassionati. I riflettori restano puntati su Pietralunga a Paternò. Sono antiche le basole che si ricollegano quasi sicuramente ad un attracco per le barche? A quale periodo risalgono, se è veramente così? Sono relativamente recenti o possono essere di origine romana? Domande che, allo stato attuale, non hanno risposta.

L’archeologa Michela Ursino della Sovrintendenza ai beni culturali, si è recata a Pietralunga insieme al geologo Orazio Caruso, colui che per primo ha scoperto questo prezioso reperto. Al momento nessuno si sbilancia, anche se qualcun ipotizza che potrebbe trattarsi di un attracco recente, forse di inizio ‘900. Ipotesi che appare poco probabile per alcuni fatti inconfutabili. Nella seconda metà del secolo scorso, a causa di un’altra alluvione, quest’attracco venne alla luce e con esso anche un pezzo di sede stradale (stessa pietra e stessa probabile origine) che corre proprio sotto l’attuale ponte di Pietralunga. Il tutto ha destato sorpresa, infatti nessuno pare ricordasse un simile manufatto. Inoltre, ci sarebbero alcune fonti storiche che vanno approfondite.

Anche il Genio civile è a Pietralunga, rappresentato dal direttore generale Gaetano Laudani che ha effettuato un sopralluogo, insieme al geologo Orazio Caruso e all’architetto Francesco Finocchiaro, presidente dell’Archeoclub Hibla Major di Paternò. Il direttore Laudani ha controllato le condizioni del letto del fiume Simeto e la grande quantità di detriti in esso presente, ma anche le condizioni del ponte di Pietralunga che ricade su un’arteria provinciale.

Accertato che il Genio civile non ha competenza, visto che la gestione delle acque appartiene all’autorità di bacino, mentre la gestione del ponte è sotto la giurisdizione della Città metropolitana, il direttore Laudani si è impegnato a trovare una possibile soluzione per permettere un intervento di manutenzione sul ponte, chiuso al traffico ad oggi, perché pericoloso al transito, in collaborazione proprio con la Città metropolitana. Ma resta un nodo: per salvaguardare quell’approdo in attesa che venga chiarita definitivamente la sua origine, occorrerebbe intervenire subito. L’architetto Francesco Finocchiaro e molte altre persone, sostengono che potrebbe trattarsi di un attracco di origine romana, perché nei pressi c’è la presenza di un pezzo di ponte romano. A questo punto viene lanciato un appello alle istituzioni, affinché facciano presto, prima che il fiume distrugga ogni cosa. Infatti il Simeto, ha ripreso il suo regolare assetto e già parte dell’attracco è finito di nuovo sott’acqua.

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