Malattie mentali, via i pregiudizi: si può guarire

Spesso si sentono casi di omicidi, femminicidi, a causa di tradimenti, gelosia, eccessive ossessioni, poi si scopre che gli autori di tali crudeltà sono persone che risultano avere problemi mentali. Se da un lato si crede alla reinclusione e reintegrazione di malati psichiatrici, dall’altro si ritiene che tali soggetti debbano restare rinchiusi in comunità. Forse è la paura che ci porta ad allontanarli, la paura di non conoscere la malattia mentale. È accettabile e diventa naturale soffrire di una malattia fisica ma non lo è per quella psichica. Ciò non è altro che lo stigma che continua a macchiare coloro che soffrono di una qualche turbe psichica. La malattia mentale viene stigmatizzata (“stigma” parola di origine greca che significa “marchio”) a causa di tre fattori tra loro concatenanti:

– Mancanza di conoscenza delle malattie mentali

– Pregiudizi: la mancanza di conoscenze chiare favorisce la diffusione di idee distorte. I media evitano di parlare di malattie mentali, poiché è un argomento che suscita paura. Vengono pubblicati e trasmessi notizie relativi a fatti di cronaca nera. Ciò alimenta la convinzione che chi soffre di un disturbo psichico sia una persona da evitare perché potenzialmente pericolosa, quando in realtà i crimini sono eventi sporadici rispetto alla moltitudine di persone che soffre di malattie mentali.

– Incurabilità: in verità esistono molti strumenti farmacologici e psicoterapeutici che aiutano a recuperare le capacità sensoriali e intellettive. Purtroppo si chiede un aiuto dopo molti anni rispetto all’esordio dei sintomi.

– Emarginazione: poiché il malato di mente è un soggetto che non è più in grado di controllare se stesso e quindi pericoloso deve essere rinchiuso. In altre parole se il malato mentale fosse considerato come una persona malata alla stessa maniera di chi ha il diabete si faciliterebbe la presa in carico, ovvero un percorso di cura. La realtà ci dimostra quanto isolamento accerchi il malato di mente. Nel 1978 venne approvata le legge “Basaglia” (legge 180) dal nome dello psichiatra che la promosse. La legge aboliva i manicomi per creare una rete di centri ambulatoriali o strutture di tali forma con finalità di reinserimento sociale dei malati. Tuttavia sebbene siano nate casa famiglia e Rems, la reinclusione non avviene. In paesi Cina, India e Ghana la malattia ha una connotazione positiva (è vista come una fase in cui la mente lavora in maniera diversa) a una concezione diversa segue un atteggiamento diverso.

In Giappone dal 2002 la parola “schizzofrenia” è stata sostituita con “disturbo dell’integrazione”, in tal modo la diagnosi risulta più precoce e i trattamenti più efficaci. Un importante impegno da parte di tutti migliorerebbe la vita del singolo individuo e di tutta la società perché tutti possiamo ammalarci.

Lorena Longo

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