Lo Sport è per tutti, vicepresidente dell’UICI (sezione Caltagirone): “La cultura sportiva si sposa anche con il mondo della disabilità visiva”

Antonio Stoccato, Vicepresidente dell’Unione Italiana Cechi e Ipovedenti (UICI) di Catania e della sezione di Caltagirone, si impegna quotidianamente a favorire tra i non vedenti e ipovedenti l’insegnamento di valori positivi e la costruzione di un carattere più forte anche nell’ambito sportivo. Infatti, attraverso le numerose iniziative sportive che vengono promosse dalla stessa associazione, Antonio Stoccato, ascoltato da Prima Stampa degli Erei, ci spiegherà in che modo la cultura sportiva e la pratica di un’attività agonistica possono fungere da vero strumento di integrazione e di benessere psico-fisico per tutti i disabili, in particolar modo per coloro affetti da disabilità visiva.

Salve Vicepresidente Stoccato, quale significato assume il termine “sport” per un disabile, in questo caso per un non vedente?
«Lo sport assume a tutti i livelli per chiunque lo pratichi grande importanza per molteplici aspetti. Ad esempio esso rappresenta integrazione, socializzazione, benessere psico-fisico e uno strumento di crescita personale. Questo vale indistintamente per tutti. Nel mondo della disabilità, ed in questo caso della disabilità visiva, sia la cultura sportiva sia la pratica di un’attività sportiva agevolano l’inclusione sociale e diventano grandi strumenti per favorire l’autodeterminazione del soggetto, al quale, indubbiamente, offrono la possibilità di definire e (ri)trovare la propria dimensione. Inoltre, lo sport in generale aiuta anche ad acquisire una posizione all’interno della società, certamente tale posizione è legata al contesto sportivo».
Cosa spinge un non vedente a praticare uno sport?
«Prima di tutto sentirsi parte di un contesto. In secondo luogo, un disabile non vedente è spinto a praticare uno sport per mantenere una forma fisica impeccabile, per mettersi in gioco, per andare oltre i limiti, limiti che non sono certamente solo oggettivi ma dettati anche da contesti stereotipati».
Quindi, tutti, senza alcuna distinzione, possono praticare uno sport ma adesso sorge spontanea una domanda: quali sono gli sport che possono praticare i non vedenti e gli ipovedenti?
«Esistono sport ad hoc e accessibili per noi non vedenti. Infatti, si possono annoverare alcuni sport molto praticati dai non vedenti e ipovedenti: il torball e lo showdown. Tuttavia, ci sono anche gli sport tradizionali che vengono adattati per essere praticati dai disabili non vedenti: atletica leggera, tennis, baseball, judo ecc. Tutto questo, dunque, serve a comprendere che, aldilà della disabilità o deficit psico-fisico, lo sport può essere praticato da tutti».

Da vicepresidente dell’Unione Italiana Cechi e Ipovedenti (UICI) di Catania e della sezione di Caltagirone, può spiegarci in che modo l’associazione si impegna nella promozione della cultura sportiva tra non vedenti e ipovedenti?
«In questi anni, l’UICI sta cercando di mettere al centro sempre più la tematica relativa alla cultura sportiva. A tal proposito, sono emblematiche le due giornate di sport tenutesi il 15 e 16 settembre dell’anno scorso durante le quali, grazie alla partecipazione del campione non vedente paraolimpico Daniele Cassioli e al suo team di collaboratori, si è offerta la possibilità a tutti i soci (bambini, ragazzi e adulti) di vivere esperienze uniche come lo sci nautico, la canoa, l’arrampicata presso il Lago Nicoletti a Leonforte (EN) e le immersioni subacquee ad Acicastello (CT)».
In conclusione, Vicepresidente vuole lanciare un messaggio a sostegno della promozione dello sport nel mondo dei disabili?

«In tutti i casi, la vita va vissuta cogliendo al massimo le opportunità che questa concede a noi tutti, indifferentemente. La condizione personale, caratterizzata in particolar modo da una qualsiasi disabilità, preclude solo parzialmente la possibilità di realizzare e praticare esperienze anche sportive. Riuscire a spendersi in uno sport vuol dire anche gratificare la propria persona, soprattutto se quest’ultima vive in una condizione di deficit psico-fisico. Ebbene, per concludere, è fondamentale far passare il seguente messaggio: lo sport, nonché la cultura sportiva sono da questo punto di vista uno strumento che abbattono le barriere ed i pregiudizi riguardo alle persone disabili».

 

Alessandro Annaloro

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