Lavorare, facendo del bene

Cosa c’è di più bello di lavorare e fare anche del bene? È quanto hanno iniziato a fare tre giovani laureati dando vita alla cooperativa Metis. Nata nel 2021, la cooperativa sociale ha assunto il compito di assistere adulti con disabilità cognitiva. Il problema è piuttosto delicato, ma molto sentito dalle famiglie che debbono assistere una persona che ha queste caratteristiche. Infatti, se durante l’adolescenza, la scuola soprattutto, si occupa di questi giovani durante gli anni della formazione obbligatoria e oltre, forse fino al diploma, dopo non c’è un vero e proprio sostegno assistenziale.

Le famiglie fanno quello che possono per assistere questi neo adulti, cercando di dedicare loro più tempo possibile; spesso rinunciando al lavoro o altre opportunità. Sono sacrifici dettati dal loro amore, ma a volte vanno in conflitto con le loro aspirazioni e, purtroppo con le loro necessità.

Ecco quindi la necessità di fornire alle famiglie un supporto, un sostegno che permetta sia di alleggerirle da questa responsabilità, sia di aiutare i ragazzi ad impegnare il loro tempo, coinvolgendolo in iniziative ludiche, e non solo.
Siamo andati a trovarli. I cinque ragazzi presenti erano impegnati con colori, matite, pennarelli e cartoncini a disegnare dei manifesti. Uno era per noi di ‘Prima Stampa’. Li abbiamo ringraziati.

In uno stanzone della città dei ragazzi, abbiamo incontrato i responsabili della cooperativa; abbiamo parlato a lungo con loro. Sorrisi e gesti di affetto si sprigionavano, fondendosi ai colori variopinti dei cartelloni. Durante l’incontro, abbiamo appurato che la disabilità non è una diversità, ma una condizione di vita; Ogni individuo è diverso dall’altro senza che per questo venga meno il valore, loro possono dare tanto e di più, e di cosa hanno bisogno?

In proposito, abbiamo sentito la presidente, Flavia Spanò, psicologa, specializzata in psicologia clinica, con esperienze lavorative nel mondo della disabilità sia a Caltagirone che a Roma, con progetti realizzati nella capitale.

D) Come e perché è nata la Metis?
R)La cooperativa è relativamente giovane, nata da circa 6 mesi, la classe che più necessitava di attenzioni particolari, sono proprio i giovani adulti con disabilità cognitiva, per dare un impronta socio-creativa, quello che loro possono dare è di più…
D) Il progetto da chi viene finanziato?
R) Viene finanziato dalle famiglie, che hanno deciso volontariamente di sovvenzionare i costi di questi laboratori, perché non ci sono opportunità diverse
D) Questa cooperativa nasce e interviene la dove le strutture scolastiche chiudendo, questi ragazzi verrebbero rilegati a casa, intervenite voi e che tipi di servizi offrite?
R)Attualmente forniamo un servizio ludico ricreativo, una risposta concreta e immediata creando un’opportunità di svago, ritrovando un po’ di socialità, ma contiamo di creare una vera e propria accademia delle autonomie, infatti il nostro laboratorio attuale si chiama “Autonomamente”.
D) A quali enti vi rivolgete per il futuro
R) Ci siamo già presentati ai servizi locali, iniziando a costruire una rete le cui maglie si possono intrecciare sempre più.
D) Cosa hai imparato da questa breve esperienza?
R)Al di la del fatto che lo faccio per lavoro, è quasi un dovere sociale, un dovere della comunità non dimenticare le persone con disabilità.

Al termine della nostra visita abbiamo sentito alcuni ragazzi presenti mentre lavoravano.
Nicola 26 anni sta colorando un cartellone con la scritta ‘autonomamente’, e ha detto che gli piace tantissimo stare con i compagni, tifa per la Sampdoria. Giacomo 31 anni è un po’ timido ma dolcissimo, sta colorando un quadro che rappresenta il sole, gli alberi, il prato, un fiore e una macchinina. Michela era molto riservata ed emozionata, ma alla fine è riuscita a sorridere, coinvolgendo tutti. La birichina del gruppo è Melania, coinvolge tutti con la sua simpatia, ti riempie di coccole e baci all’infinito.

 

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