L’appello di un cittadino di Niscemi, bloccato a Messina. “Rispetteremo tutte le disposizioni ma fateci tornare a casa”

L’appello di un cittadino di Niscemi, bloccato a Messina. Ci dichiara: “Rispetteremo tutte le disposizioni ma fateci tornare a casa”

Giacomo Bertoluccio è un operaio e calciatore con un passato anche nel Caltagirone Calcio, ha 33 anni vive a Niscemi e si trovava a Brescia con la moglie e il figlioletto di 5 anni perché lavora presso la Iveco, nel ramo aziendale che costruisce mezzi per i vigili del fuoco e gioca a calcio nella squadra di Castel Goffredo, ci racconta la sua storia e le sue paure, bloccato a Villa San Giovanni e obbligato alla quarantena in un albergo, preoccupato per le condizioni in cui stanno vivendo e chiede al governo regionale di poter tornare a casa, vuole fare la quarantena ma vuole tornare dalla sua famiglia anche perché ha perso il lavoro a causa della scadenza del contratto.

Ciao Giacomo come mai sei fermo a Messina?
«Io sono partito giorno 21 da Brescia quando ancora il decreto di bloccare i traghetti non era attivo, sono rimasto a piedi con la macchina e sono arrivato al traghetto il 22 ed era tutto bloccato siamo rimasti 3 giorni sotto l’acqua e freddo a dormire in macchina senza acqua e da mangiare abbandonati a Villa S Giovanni, poi ci hanno fatto passare perché ho un bambino e moglie e ci hanno messi in un albergo scandaloso qua a Messina, siamo 200 persone in quarantena, ma che quarantena se costretti a uscire dalle nostre stanze per andare a prendere il mangiare? così rischiamo di infettarci».

Cosa vuoi dire al governo regionale?
«Io non chiedo niente di che voglio solo farmi la quarantena al mio paese e tornare nella mia casa… questa quarantena con 200 persone non è a norma dei decreti fatti dal governo… ho un bambino di 5 anni e qua mi sento a rischio totale».

Quanti siete in camera?
«Sono io con mia moglie e il mio figlio, per mangiare scendiamo nella sala pranzo prendiamo il mangiare e torniamo nelle camere».

Come vi trovate in albergo?
«Si ci troviamo bene ma siamo in contatto con tante persone per me questa non è quarantena sicura, chiaramente, l’albergo è chiuso e quindi i servizi di pulizia non sono il massimo anche perché l’albergo è chiuso da 15 giorni ma la gravità non questa capisco la situazione, quello che non ritengo giusto è come ci hanno rinchiuso qui con 200 persone in condizioni di rischio sia per noi che anche per le forze dell’ordine».

Come mai hai deciso di tornare a casa?
«Ho deciso di tornare a casa perché il contratto mi scadeva il 30 marzo ma si è interrotto prima per l’emergenza coronavirus. L’azienda al momento non prevede riassunzioni anche se qualche speranza esiste. Inoltre, sono tornato perché ho mio padre malato e volevo dare assistenza, anche perché volevo starli vicino per il possibile. Io ho perso il lavoro, nessuna vacanza ma solo necessità e disperazione».

Come la situazione adesso?
«In questi momenti sappiamo che c’è in corso una riunione con gli organi preposti per farci tornare a casa, il sindaco di Messina ci ha rassicurato, speriamo che tutto si risolve e finalmente possiamo porre fine a questa odissea, inutile, dire che osserveremmo tutte le norme con assoluto rigore, perché noi amiamo la nostra terra e non vogliamo di certo creare disagi a nessuno».

LEGGI LE ULTIME NEWS DI CRONACA – SEGUICI SU GOOGLE NEWS

Condividi