Ingv Catania spiega scosse terremoto: “Collegate all’attività dell’Etna, presto grande eruzione”

Da agosto, ma con una certa costanza preoccupante, il susseguirsi di scosse di terremoto di questi giorni potrebbe essere il preludio ad una grande eruzione del vulcano Etna.

L’attività sismica della Sicilia orientale viene costantemente monitorata dal personale e dalla strumentazione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania, diretto dal sismologo Eugenio Privitera, che in un’intervista al Giornale di Sicilia ha fatto in tal senso il punto della situazione evidenziando.

«Da fine agosto-primi di settembre all’Ingv siamo in codice “giallo”, cioè il livello di attenzione, il secondo nella scala di quattro della Protezione civile».

«Riteniamo da tutta una serie di dati che possano essere eventi sismici collegati all’attività eruttiva dell’Etna. E’ in atto una fase di ricarica di magma che risale e provoca questi assestamenti. Lo sappiamo dalla deformazione in atto, dai parametri biochimici, dai rilevamenti satellitari. Sul territorio c’è una rete capillare che rileva qualsiasi minima attività del vulcano, dal punto di vista fisico, chimico, termico, sonoro. Non dimentichiamoci che il nostro è il secondo vulcano più attivo al mondo. In particolare questo terremoto è avvenuto in una zona ad alta pericolosità sismica, interessata sia dalla sismicità legata all’attività del vulcano Etna sia da eventi di origine tettonica che possono raggiungere magnitudo elevata, come nel caso del 1818 quando si ebbe un evento di magnitudo pari a 6.3.. ».

E’ prevedibile, quindi, una ripresa importante dell’attività eruttiva? «E’ solo una questione di tempo. Secondo i nostri studi in questa fase il serbatoio magmatico contiene 50-60 milioni di metri cubi che risaliranno per essere eruttati. Per fare un riferimento: l’eruzione Etna del 2002 di Nicolosi, partita dalle fratture originatesi poco sopra l’area del Rifugio Sapienza, ma con fratture anche a Piano Provenzana, era stimata di 100 milioni di metri cubi di magma, mentre quella del 1992-93 di Zafferana, la più violenta dopo quella storica del 1669, produsse 350 milioni di metri cubi di lava».

Da circa due settimane la Sicilia orientale è interessata dai diversi eventi sismici, di varia entità e durata, dal Siracusano alle Isole Eolie e ci si chiede se questi eventi, in qualche modo, sono correlati tra loro. «Lo posso tranquillamente escludere – ha precisato Privitera -. Si tratta di episodi sismici frutto dello spostamento di un sistema complesso di microfaglie esistenti nell’area di scontro tra Africa ed Europa. Da quanto rilevato dalla strumentazione non risultano elementi tali che possano inserirli in un quadro unico, benchè ci siano una sequenza cronologica che potrebbe farlo pensare».

«Dopo la scossa delle 2,34 di magnitudo 4.8, coerente con il sesto grado della scala Mercalli, vi è stata una altra scossa significativa alle 2,59 di magnitudo 2.5. Poi ci sono state circa 40 scosse che possiamo definire “di assestamento”, delle quali solo hanno superato la magnitudo 2. Dalle 14,10 i sismografi non hanno registrato nulla di particolare. L’evento sismico del 6 ottobre ha sicuramente avuto, al di là dell’intensità registrata strumentalmente, anche un impatto diverso perché l’ “area di risentimento” si è estesa fino al Messinese e al Siracusano».

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