In caduta incontrollata razzo cinese, rischia la Sicilia, Protezione Civile dirama avviso

Era previsto per metà della prossima settimana ma, proprio perché fuori controllo, la caduta del primo stadio del razzo cinese Lunga Marcia 5B è prevista nelle prime ore di domani, domenica 9 maggio (ora italiana).

Premettiamo subito che non ci dovrebbero seri e molti pericoli per l’Italia, anche se nelle ultime ore la Protezione Civile ha diramato un avviso in cui si suggerisce che “è meglio stare negli edifici”.

Dove e quando. Ma dove è diretto lo stadio del razzo cinese? Il territorio potenzialmente coinvolto è quello sotto la latitudine di 41,5 gradi Nord, e quindi sarebbero nove le regioni italiane interessate: Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’orario più probabile di rientro è intorno alle 10 (ora italiana) del 9 maggio, ma c’è un margine di incertezza ancora molto elevato: circa 17 ore in più o in meno secondo il sito Satflare. Secondo Satview e Space-track.org, invece, l’ora (italiana) di rientro è le 4,26 di domenica.

Cosa vuol dire? Che i margini di incertezza sulla traiettoria e sugli orari esatti di rientro nell’atmosfera sono ancora molto alti. Quel che è certo è che il fatto ci interessa, e come: “Non è quindi ancora possibile escludere la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio”, si legge nella nota scaturita dalla prima riunione del tavolo tecnico al Dipartimento della Protezione Civile che si è svolta lo scorso giovedì sera in cui, oltre all’Agenzia spaziale italiana, hanno partecipato un membro dell’ufficio del Consigliere militare della Presidenza del Consiglio, rappresentanti di Vigili del fuoco, Comando operativo interforze, ministero degli Esteri, Enac, Enav, Ispra e la Commissione speciale di Protezione civile della Conferenza delle Regioni. Insomma, l’Italia prende seriamente la questione.

I cinesi che dicono? C’è però chi minimizza, la Cina ovviamente. Per loro la situazione “non merita la creazione di panico: è propaganda occidentale”, hanno commentato gli esperti spaziali cinesi. “La maggior parte dei detriti brucerà durante il rientro, lasciando solo una piccolissima porzione che potrebbe cadere sulla Terra, potenzialmente su aree lontane dalle attività umane o nell’oceano”. Insomma, la buttano lì e con molta superficialità. Eppure non dovrebbero, considerato un precedente: nel maggio 2020, dopo il primo volo del Lunga Marcia 5B, sei giorni dopo la partenza per l’esattezza, produsse detriti che danneggiarono case e villaggi in Costa d’Avorio.

Con i piedi per terra. Vero è che nel peggiore dei casi, come ha detto l’astrofisico Jonathan McDowell dell’Harvard & Smithsonian Center for Astrophysics, sarebbe “come un piccolo incidente aereo con frammenti e detriti da provocare ingenti danni, ma è probabile finisca in un luogo disabitato o negli oceani che coprono il 70% del pianeta”.

Considerate le perplessità, nel suo complesso, quindi, non è prevista alcuna operazione da film catastrofico americano, almeno per adesso: il Pentagono infatti ha escluso, per ora, di intercettare il razzo e farlo esplodere prima che questo possa entrare nell’atmosfera.

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