Giorno della Memoria, B’nei Efraim: “Importante, vena nazifascismo esiste”

Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli.

Sono alcuni versi di “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Meditate, scolpitele, ripetetele, espressioni che incitano a ricordare e considerare quanto importante sia per ciascuno di noi, avere a mente quell’atrocità di cui ebrei e altre minoranze furono vittime. Un’atrocità che più di qualunque altra ha minacciato il diritto alla vita degli uomini.

Il Giorno della Memoria, commemorato il 27 gennaio, deve riportare alla mente il ricordo doloroso dello sterminio di milioni di persone, solo perché ritenute diverse. La memoria deve costituire monito e insegnamento affinché l’uomo impari dalla sua storia e non permetta più che questo male possa ripetersi, perché non vengano dimenticati milioni di persone che hanno disumanamente perso la vita, che hanno vissuto la tragica esperienza della deportazione, dei campi di sterminio e delle persecuzioni. Abbiamo avuto il piacere di parlarne con la dottoressa Nazzarena Condemi, presidente dell’associazione “B’nei Efraim” che ha come scopo quello di far conoscere la cultura ebraica a livello nazionale al fine di evitare qualunque forma di antisemitismo.

Perché e quanto è importante ricordare la Giornata della Memoria? “Da quando, nel luglio del 2000, è stata istituita la Legge n. 211, si commemora ogni 27 gennaio questa giornata, per ricordare in ogni luogo, dalle scuole alle istituzioni, il giorno legato alla liberazione di Auschwitz. Personalmente, da dirigente scolastico, mi sono impegnata a realizzare delle iniziative che potessero dare seguito allo spirito che ha contribuito alla nascita di questa legge, e successivamente ho riportato questa attenzione verso l’associazione di cui sono presidente, che ha come scopo quello di ricordare l’importanza di ricordare l’Olocausto e di organizzare eventi che possano sensibilizzare l’opinione pubblica, anche nelle scuole. Sono passati tantissimi anni e i testimoni sopravvissuti a quelle tragedie purtroppo stanno a poco a poco scomparendo e stanno affidando a delle registrazioni il loro ricordo, in modo che questa memoria non vada perduta. E’ importante per ragioni politiche, in quanto l’Italia ha vissuto una stagione di dittatura, insieme a una parte dell’Europa, che ha causato tanto orrore e disastro. Dal punto di vista sociale, in quanto dobbiamo contrastare ogni forma nascente di razzismo, ma più che altro dobbiamo considerare l’antisemitismo che da sempre vive in Europa. La tragedia dell’olocausto è atipica, ha una sua peculiarità. Dal 1950 ad oggi ci sono state circa trentasette situazioni di genocidio, quindi direi che l’umanità dalla Shoah non ha imparato moltissimo, tuttavia non è giusto fare una graduatoria di tragedie e non è neanche utile affiancare la tragedia della Shoah alle altre, in quanto ciascuna tragedia ha una sua specificità e deve essere ricordata nella sua unicità. La tragedia dell’Olocausto ha di singolare che si è verificata in Europa, nella ‘civilissima’ e ‘cristianissima’ Europa; è avvenuta nel consenso di una gran parte di persone che, nell’indifferenza generale, hanno accettato l’intollerabile. Possiamo trarre una serie di insegnamenti multidisciplinari, ma dobbiamo soffermarci sul problema dell’antisemitismo che oggi purtroppo sembra riciclarsi in altre forme essendo uno spettro che si aggira nella nostra società, a volte in forme più subdole”.

All’intervista ha partecipato anche Maria Rita Morvillo, giovane associata: “Noi giovani siamo stati sempre invogliati a partecipare a queste giornate di celebrazione e abbiamo avuto l’occasione di conoscere alcuni dei sopravvissuti ad Auschwitz e di ascoltare le loro testimonianze. Visitando quei luoghi abbiamo capito l’importanza di non dimenticare e abbiamo constatato che non è una storia così tanto lontana da noi. Una cosa che mi ha sempre colpito, nel sentire i testimoni superstiti, è stato il senso di responsabilità degli stessi, il voler cedere le loro storie ai giovani in modo da sensibilizzarli e renderli più consapevoli del rischio in cui si incorre a causa della discriminazione razziale. I giovani dovrebbero raccogliere queste testimonianze e portarle avanti a beneficio di tutti. È importante constatare che la battaglia all’antisemitismo non è semplicemente un ricordare un determinato evento, ma conoscerlo, capirne i motivi ed evitare che questo possa riverificarsi. L’associazione, nel far conoscere la cultura ebraica, quello che la contraddistingue, cerca proprio di contrastare qualsiasi forma di propaganda antisemita. La conoscenza della cultura ebraica è stata per noi uno strumento efficace per combattere le discriminazioni”.

A causa della pandemia e della conseguente emergenza sanitaria, viviamo una situazione particolare che ha interessato ogni aspetto della vita pubblica e privata. Abbiamo vissuto periodi di isolamento e a oggi, nonostante maggiori libertà, continuiamo a vivere con molte restrizioni. Sarebbe interessante sapere se questo periodo può aiutare a sensibilizzare le persone e se in un certo qual senso si può fare un paragone con quegli anni. “È vero che da un punto di vista sociologico la pandemia ha avvicinato persone lontane e ha allontanato persone vicine. Ci siamo dovuti abituare a una prossimità, anche familiare, a cui magari non eravamo abituati. Ci siamo ritrovati ad utilizzare strumenti tecnologici nuovi per molti, e mezzi di comunicazione differenti. Riguardo il discorso della sensibilizzazione – sottolinea la presidente Condemi –, sottolineo che l’antisemitismo è un mostro che deve essere affrontato e non può essere affiancato ad altre forse di razzismo perché il rischio è quello di banalizzare tutto. Bisogna guardare alla specificità che riguarda l’antisemitismo, ossia che esso rappresenta la madre di tutti gli altri razzismi. Dobbiamo imparare a convivere e gli ebrei per questo possono costituire un valido esempio, insegnandoci la tolleranza necessaria al fine di una vita civile e armoniosa, ma se l’Italia e l’Europa non faranno i conti con il loro passato e non riusciranno a vincere la battaglia contro l’antisemitismo, ci saranno sempre enormi difficoltà per affrontare ogni forma di razzismo. Se una società non va bene per gli ebrei non potrà andare bene per nessuno, mi spiace affermarlo ma sarà solo questione di tempo”.

Qualcuno ha paragonato le misure restrittive e di prevenzione imposte, alle libertà negate agli ebrei durante il periodo nazifascista: c’è da inorridire quando qualcuno accosta il nazifascismo agli attuali governi europei nel momento in cui questi attuano misure restrittive nella vita dei cittadini. “È difficile immedesimarsi nelle situazioni dell’olocausto, dell’essere prelevati da casa solo perché considerato ‘diverso’, è questa credo sia la prima grande differenza tra quello vissuto da noi, che siamo rimasti nelle nostre dimore e con i nostri affetti, e gli ebrei portati in massa in campi di lavoro e di sterminio – ci risponde Maria Rita –. È vero, siamo abituati a una società dinamica in continuo fermento, e vedere rallentare tutto è stato lì per lì destabilizzante, ma credo che sia proprio impossibile affiancare le due situazioni”.

“Direi di sì – afferma Condemi –. A far parlare in questi termini credo sia l’ignoranza rispetto quanto avvenuto negli anni della guerra e che ha coinvolto Italia, Germania e anche il resto d’Europa. Le persone che hanno vissuto quegli orrori non potrebbero mai accettare un simile paragone, credo sia improponibile. Oggi abbiamo la possibilità di manifestare, far sentire il nostro disappunto, agli ebrei questa opportunità non venne data, a loro venne strappata la vita”.

Riguardo i negazionisti cosa succede, secondo lei, nella testa di coloro che negano fatti storici tanto orribili ed evidenti? “Una vena di nazifascismo purtroppo esiste ancora. Le persone deviano e vanno oltre la realtà nel tentativo di far valere l’opinione sui fatti. Il fatto è che prove tangibili, evidenti a tutti, del genocidio commesso in quegli anni, sono evidenti a tutti. I nazisti grazie alla loro teutonica organizzazione hanno lasciato delle prove schiaccianti e ragionare con persone che ipotizzano, piuttosto che analizzare e vedere i fatti per quello che sono, credo sia inutile”.

È possibile seguire l’associazione sul loro profilo Instagram. Per contatti: [email protected].

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