Flop referendum, la politica sempre più lontana dai cittadini

Referendum Giustizia flop: vince l’astensionismo, vota 1 cittadino su 5. L’affluenza definitiva si ferma tra il 18 e il 20%, ben lontano dal quorum del 50 per cento e record negativo di sempre Poiché senza il traino delle amministrative, probabilmente non si sarebbe arrivati al 10 per cento.

Quella di domenica è stata una disfatta per Matteo Salvini in primis ma anche per Matteo Renzi, Forza Italia, Carlo Calenda, Giorgia Meloni e parte del Pd che proponevano l’abolizione della Legge Severino (permettendo ai pregiudicati di Cosa Nostra di occuparsi di Cosa Pubblica), proponevano di abolire la custodia cautelare in carcere (a discapito di chi denuncia violenza o violazione della privacy), volevano la separazione delle carriere di giudici e pm (contro l’art 4 che prevede l’omogeneità della carriera), volevano abolire le correnti per la candidatura al Csm creando ancora più correnti.

Secondo Berlusconi “i referendum sono stati boicottati con il voto in un giorno solo e col silenzio assoluto sui giornali e sulla televisione di Stato”.

Matteo Salvini decide di prendersela con il governo e di restare lontano da microfoni e telecamere. “È fuori città con la figlia”, fanno sapere fonti del Carroccio.

Giuseppe Conte: “I cittadini sono stati chiamati alle urne per votare cinque referendum presentati come la soluzione di tutti i mali della giustizia. In realtà, più che un serio tentativo di riformare la giustizia e migliorare il servizio ai cittadini, i quesiti referendari nascondevano una vendetta della politica contro la magistratura. I cittadini l’hanno capito, con il risultato che questo passaggio referendario è il meno partecipato di sempre. Allora non si dica che siamo davanti alla crisi dei referendum e della democrazia diretta. Siamo di fronte alla crisi di una politica più attenta a tutelare se stessa che a dare risposte ai bisogni reali delle persone”.

Condividi