Escort a Caltagirone, “operazione sex indoor”: chiuse quattro case “chiuse”

Quanto successo nelle scorse ore era stato in passato da noi denunciato, ben più di due anni fa: parlavamo del giro di prostituzione a Caltagirone, di escort che accoglievano clienti nelle cosiddette “case chiuse” affittate proprio per offrire i “servizi”: qui il nostro articolo che risale al 7 febbraio 2020.

Riportiamo sotto il comunicato stampa ricevuto qualche ora fa sull’operazione avvenuta la scorsa notte, denominata “Operazione sex indoor”.

In data odierna, personale in servizio presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Caltagirone – coadiuvato dalla Squadra Mobile di Catania e di Agrigento – ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa di 8 misure cautelari custodiali, di cui 2 in carcere e le altre in regime di arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Caltagirone, su richiesta della locale Procura della Repubblica, per i reati di associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

L’attività di indagine denominata “Operazione sex indoor” ha rivelato – mediante operazioni di intercettazioni telefoniche ed ambientali – la presenza nel territorio calatino di una vera e propria organizzazione, stabile, ben rodata, e con specifica ripartizione dei ruoli, in grado di reclutare donne (per lo più straniere) e transessuali da destinare al mercato della prostituzione, garantirne la collocazione in immobili siti in Caltagirone di proprietà dei due capi e promotori dell’organizzazione nonché l’assistenza logistica, il trasporto e la pubblicità dell’attività di meretricio mediante l’inserimento di annunci su siti di incontri: una sorta di servizio completo, a pagamento, idoneo ad assicurare ingenti profitti.

Le immagini dell’operazione

Il materiale probatorio raccolto in sede di indagini preliminari, iniziate nel febbraio 2021, costituito prevalentemente da intercettazioni, si compendia altresì in accertamenti bancari, pedinamenti, appostamenti, immagini/video estrapolati dai sistemi di sorveglianza posti in corrispondenza dei civici ove le vittime reclutate erano indotte a prostituirsi. Ed è proprio grazie a questa attività investigativa che è stato possibile visionare il via vai di clienti da dette abitazioni e gli spostamenti delle donne reclutate.
Nei confronti di alcuni degli odierni arrestati sono emersi ulteriori indizi di reato concernenti la cessione di sostanze stupefacenti alle stesse meretrici nonché l’abituale commissione di attività di natura illecita quali l’artigianale fabbricazione di armi, riciclaggio di denaro e truffe ai danni di compagnie telefoniche e assicurative.

Ruolo di spicco nell’associazione è ricoperto da L. G. C. (indagato, tra l’altro, per estorsione ai danni di un esercente di attività commerciale del luogo), coadiuvato nell’attività criminosa dalla compagna B. A. e dal fratello L. G. A., anche quest’ultimo all’apice dell’organizzazione e anello di collegamento con la criminalità catanese rappresentata da S. C. G., soggetto già condannato in passato per gravi reati quali associazione a delinquere di stampo mafioso.

S. C. G., unitamente al correo agrigentino D. C. S., aveva il compito di reclutare prostitute ed introdurle nel florido mercato calatino, inserito a sua volta nel più ampio mercato di “capitale umano” organizzato a livello nazionale.

Secondo un collaudato sistema di rotazione, infatti, donne e transessuali giungevano a Caltagirone ove venivano collocate per una/due settimane nei quattro immobili di proprietà dei due fratelli, promotori dell’associazione, per poi essere destinate all’attività di meretricio gestita in altri territori, anche al di fuori della Regione.

Con il ruolo di partecipe all’associazione, emerge anche la figura di M. G., che su indicazione di L. G. C., eseguiva quotidianamente servizi di trasferimento da un luogo all’altro delle singole prostitute, assicurando il soddisfacimento di ogni altra necessità, previo pagamento di cospicue somme di denaro.

Ulteriori sodali all’associazione sono F. R. L. M. e G. S. C. J., che, oltre a svolgere attività di prostituzione, si ponevano al servizio dei fratelli L. G. occupandosi del reclutamento di “colleghe” e alle inserzioni pubblicitarie su siti di incontri quale “bakeka-incontri”, richiedendo per tale attività ricariche poste-pay, riscontrate mediante mirati accertamenti bancari.
Considerato il notevole volume d’affari, attestatosi su circa 130.000,00 euro annui, su richiesta di questa Procura della Repubblica, il Giudice per le Indagini preliminari disponeva altresì il sequestro preventivo di 4 immobili di proprietà degli indagati nonché il sequestro di altri beni per un valore corrispondente al profitto del reato.

Condividi