La scoperta sensazionale giunge dai ricercatori dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma) e delle Università di Malta e Università Roma 3, con una ricerca pubblicata a fine novembre, e che torna di attualità con gli invasi della Sicilia praticamente vuoti e l’acqua che viene razionalizzata.
Si parla di un giacimento d’acqua fossile nelle falde dei monti Iblei, con la presenza di 17 chilometri cubi di acqua che giace a una profondità tra i 700 e i 2500 metri.
“Abbiamo ricostruito che l’abbassamento del livello del mare, avvenuto circa 6 milioni di anni fa, ha creato le condizioni favorevoli all’infiltrazione di acque meteoriche e all’accumulo e conservazione di questa nel sottosuolo. Queste acque addolcite potrebbero avere utilizzi diversificati, dalla potabilità all’utilizzo per scopi industriali e agricoli, aprendo così nuove prospettive per la Sicilia meridionale e altre regioni costiere del Mediterraneo“, sottolinea il ricercatore dell’INGV Lorenzo Lipparini.
Il passo successivo è ora quello di scavare per testare l’utilizzabilità di queste acque. Il capo della protezione civile Salvo Cocina ha già contattato il professor Lipparini per approfondire ogni aspetto della questione, invitandolo a Palazzo d’Orleans.
“Il mio governo sta lavorando per individuare ogni possibile nuova fonte di approvvigionamento idrico che consenta di attenuare l’emergenza in atto, l’enorme giacimento potrebbe costituire una risorsa straordinaria“. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.