Dioniso band si racconta in esclusiva a Prima Stampa

Abbiamo intervistato la Dioniso band, una delle giovani band calatine che sta appassionando sempre più ragazzi alla sua musica. Speriamo che i nostri lettori possano apprezzare l’esclusiva. Buona lettura.

Quali sono i componenti della vostra band? La nostra band è composta da Filippo Ferro alla voce, Francesco Campo alla chitarra, Andrea Sciacca alla batteria e Filippo Novello al basso e alla tastiera.

Quando e come è nata? Tutto è nato nel febbraio 2018 in Sicilia da un’idea del nostro chitarrista Francesco Campo. In seguito si sono aggiunti Andrea Sciacca ed il frontman Filippo Ferro. L’ultimo a completare il quartetto è stato Filippo Novello. Nell’aprile 2019 il produttore Ermanno Figura (in arte Herman Ezscò, fondatore della Hamsa Music Production), dopo aver assistito ad un live, ci ha offerto la sua collaborazione per produrre il nostro primo album.

Perché avete scelto il nome di un’antica divinità? Dioniso nell’antichità era un dio che induceva all’allegria ed è per questo che rappresenta pienamente il nostro essere giovani e la nostra voglia di far festa: è attraverso la nostra musica infatti che vogliamo ubriacare chi ci ascolta.

Quali sono le vostre fonti d’ispirazione? La nostra musica si ispira principalmente alle grandi band degli anni ’60 e ‘70 come i Beatles, i Led Zeppelin, i Doors. Intendiamo fare nostra la sincerità e la spontaneità di questi gruppi rendendola una peculiarità.

Qual è l’artista o il gruppo musicale con cui vorreste collaborare? In Italia sicuramente con il grande Vasco. A livello internazionale con i Tame Impala o con gli Imagine Dragons di cui ci affascina la forza espressiva.

Come definireste – se è possibile farlo – il genere della vostra musica? Non è possibile categorizzare la nostra musica in un modo ben preciso. Ci piace variare nei generi e sperimentare quanto più possibile. Non vogliamo snaturare i brani che componiamo solo per renderli simili fra loro nel genere, puntiamo più sull’ essere riconoscibili nel sound.

Come sono nati i singoli che avete prodotto? Di norma le idee vengono fuori durante le session in studio con il nostro produttore Herman Ezscò, che ha capito cosa ci piace e di quali abiti vogliamo vestirci. Insieme tiriamo fuori il meglio di noi e riusciamo a far quadrare tutto, dal testo agli arrangiamenti, dalla scelta dei suoni all’elettronica che abbiniamo ai nostri testi. I nostri brani parlano di passioni folli e ripensamento, riflessioni e malinconie, giovani conquiste e gesti estremi, tutto questo avvolto da una musica moderna con un insolito retrogusto vintage, a tratti ipnotico e a tratti liberatorio. Il nostro primo singolo, “Su-spire”, lo concepiamo come un quadro dalle mille sfumature, sintesi di quello che abbiamo dentro e della voglia di raggiungere lo stesso obiettivo. Abbiamo scelto il tema amoroso per far percepire al pubblico delle forte emozioni. “Dammi una ragione” è stato il secondo singolo che abbiamo prodotto. Questo brano è un’altalena di emozioni: oscilla tra la nostalgia di momenti felici ormai lontani e la voglia di far festa che fa guardare al futuro positivamente. “Solo una vita” è un brano molto introspettivo. È un invito a tuffarsi senza paura dentro la propria mente, immaginandola come una piscina piena di pensieri e desideri da far riemergere.

Come vi relazionate con i vostri fans? Essendo una rock band il contatto dal vivo col nostro pubblico è fondamentale. Purtroppo stiamo affrontando un periodo pieno di restrizioni relativamente alle esibizioni live quindi, nell’attesa che tutto finisca, è importante mantenere un rapporto con i nostri fans attraverso i social. A tal proposito, vi invitiamo ad iscrivervi ai nostri canali e alle nostre pagine per essere sempre aggiornati sulle novità e sulle uscite dei nuovi singoli.

Parlateci della vostra esperienza a Riccione. Si tratta di un’esperienza assolutamente positiva che ci ha permesso di provare quelle emozioni che ci mancavano in realtà da un po’ a causa dell’emergenza Covid. Calcare palchi così importanti come quello di Deejay On Stage ci fa capire quanto suonare e dire la nostra attraverso la musica sia essenziale. Sicuramente è una tappa del nostro percorso che ci ha segnati particolarmente.

Quali sono i vostri sogni e i vostri progetti futuri? Il nostro sogno più grande è quello di organizzare un tour in diverse località italiane e magari, col tempo, esibirci negli stadi più importanti d’Italia.

Condividi