Cos’è il MES, quando è nato? Chi l’ha votato e chi l’ha sostenuto?

Cos’è il MES, quando è nato? Chi l’ha votato e chi l’ha sostenuto? Andiamo a vedere cos’è, quando è nato e chi l’ha appoggiato fin dall’inizio

Proviamo a fare un po’ di chiarezza sul MES e lo faremo senza giri di parole ma non estrema chiarezza. Per farlo però dobbiamo partire da un punto fondamentale: una cosa è il MES, e un’altra cosa è la riforma del MES.

Sono due aspetti assolutamente separati, perché il MES è stato istituito nel 2010, in pratica, quando la Grecia è stata massacrata finanziariamente e socialmente dall’Europa. In quel momento al governo c’erano Forza Italia, Lega, Alleanza Nazionale con i vari leader politici Berlusconi, Salvini e Meloni.

Il MES è entrato nell’ordinamento a luglio del 2012 con il voto favorevole del PD, di Berlusconi, della Meloni, di Casini e dell’allora ministro Alfano, poi c’è il voto sfavorevole della Lega che però poi al Parlamento europeo invece sostiene il contrario, tranne negli ultimi anni, che ha sostenuto una proposta critica nel metodo.

Per la Lega, esiste una contraddizione: nel 2010, in modo compatto sia al Parlamento italiano che europeo ha sostenuto l’avvio del MES che in pratica è stato il punto cruciale per questo meccanismo economico di stabilità e successivamente, quando ormai il danno era stato fatto, ha sostenuto due tesi: quella contraria in Italia, e quella del “non prendere posizione” in Europa.

Vi starete chiedendo quali partiti sono stati contrari al MES? Le forze di estrema sinistra e di estrema destra, e il Movimento Cinque Stelle. Tutte forze che nel 2010 erano fuori dal Parlamento e che nel loro programma elettorale aveva infiniti punti in disaccordo ma un punto chiaro comune a dire “no” al MES.

Ma cos’è il MES?

Interessante la “sintesi” pubblicata oggi da Money.it e per risposndere ve la riportiamo: «Il MES in sintesi: un fondo privato in cui l’Italia ha versato decine di miliardi di euro ottenuti con introduzione dell’IMU ed emissione di debito su cui paghiamo interessi.

Nel momento in cui dovessimo accedervi, i soldi (gli stessi che ci abbiamo messo noi) ci verrebbero prestati e pagheremo un interesse. In più, ci vincoleremo a dover mettere in atto riforme che con buona probabilità diminuiranno la nostra capacità di rifondere tutti e due i debiti.

Il tutto perché sarebbe davvero troppo complesso, ai limiti del fantascientifico, sciogliere il fondo, riprendersi i propri soldi per affrontare l’emergenza senza fare nuovo debito e poi, se ne servissero altri, emettere Btp a lunga scadenza che la BCE, dopo la gaffe della Lagarde, si è già vincolata ad acquistare illimitatamente (altrimenti confermerebbero di non essere lì per chiudere gli spread e ciao Europa)».

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