Cosa non va! L’intervento di Giuseppe Petriglieri, presidente Circolo Fenapi A.L.I. di Mazzarrone

Cosa non va! L’intervento di Giuseppe Petriglieri, presidente Circolo Fenapi A.L.I. di Mazzarrone: una riflessione sulla situazione attuale

Il quadro dell’occupazione lavorativa nel nostro territorio non è dei migliori. Se si escludono i sei Comuni dove opera il marchio IGP di Mazzarrone con la produzione dell’uva da tavola, che fa registrare una certa vivacità socio-economica, la realtà è ben diversa nei Comuni viciniori che vivono sostanzialmente di servizi, pubblico impiego e attività marginali.

Nel circondario possiamo citare il marchio DOP di San Cono per il ficodindia, l’IGP arancia rossa di Sicilia di Palagonia e i prodotti ortofrutticoli di Vittoria, in evidente crisi e con i rispettivi mercati comunali assorbiti dalla grande distribuzione.

Prova ne è che l’A.S.I. (Area di Sviluppo Industriale) di Caltagirone ha cessato quasi del tutto le attività produttive più importanti che c’erano; segno evidente di una crisi generalizzata che ha colpito da anni le attività imprenditoriali in tutta la Sicilia.In sintesi registriamo un alto tasso di disoccupazione giovanile, e non, che merita un’analisi più approfondita.

Le cause per cui l’economia nel nostro territorio versa in condizioni disagiate e stagnanti sono tante e fra di loro interconnesse così come lo sono le azioni propositive ed economiche che si dovrebbero mettere in campo per il suo rilancio e quindi per l’occupazione.
Sbaglieremmo se pensassimo che le varie soluzioni o ricette economiche da mettere in campo siano legate solo all’andamento dell’economia Regionale e non anche a quella Nazionale ed Europea, se non anche Mondiale.

Da parte nostra è da anni che, come sindacato, abbiamo denunciato al nostro Governo Regionale e Nazionale lo stato pietoso delle infrastrutture in Sicilia (vedi anche la mancanza di un aeroporto-cargo); il mancato rilancio dell’agricoltura e del turismo; l’urgente bisogno di sburocratizzazione e celerità nella concessione dei contributi alle imprese previsti dal PSR, FESR, FSEFC, FEAMP, ecc. dove la mancata spesa entro il 2020 causerebbe, per assurdo, la restituzione di milioni di euro alla Comunità Europea; la mancata semplificazione delle procedure per la concessione dei finanziamenti e prestiti agevolati alle imprese ed il contestuale abbassamento del costo del denaro (a proposito che fine ha fatto la nostra proposta di farsi carico in Sicilia il nostro Governo Regionale e quello Nazionale dei tassi d’interesse dei prestiti finanziari alle imprese, legati alla conduzione aziendale?). L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Facciamo più presto a dire cosa funziona in Sicilia: poco o niente!

Merita di essere citato il “ rapporto ITALIA ” per l’anno 2020 dell’URISPES (ISTITUTO DI RICERCA ITALIANO) del trenta Gennaio scorso dove è stato certificato che al Sud in diciassette anni sono stati letteralmente “rubati” 840 miliardi (se si pensa che una finanziaria è intorno ai 30 miliardi si capisce la gravità della cosa). I media ne hanno parlato poco anche perché “i meridionali sono ormai incapaci d’indignarsi” ma non si comprende il silenzio delle classi dirigenti e politiche del Sud.

La cosa più assurda è che questi miliardi di risorse “statali” sono state dirottate verso le Regioni Settentrionali ed il loro sistema produttivo; con queste risorse “scippate” al Sud le nostre Regioni si sarebbero ritrovate con una Sanità più forte, con un tasso di dotazione infrastrutturale più alto ed una competitività maggiore delle piccole e medie imprese.

Solo nel periodo 2014-2016 sono stati assegnati 61,5 miliardi per ogni anno al Nord a discapito del Sud: ci chiediamo se dietro tutto questo c’è una precisa volontà politica. A chi giova se con questi miliardi sono state costruite le quattro corsie autostradali al Nord impedendo al Sud il completamento dell’anello autostradale siciliano; si sono pagati i debiti di Alitalia permettendole di praticare al Sud le tariffe più alte; si è realizzata l’Alta velocità fino a Napoli mentre in Sicilia, in treno da Ragusa a Trapani, si impiegano fino ad undici ore. Finirà tutto questo? E qui l’Europa non c’entra nulla ma la nostra classe politica, quella sì!

La Comunità Europea cerca di fare il suo dovere. E’ notizia recente, la concessione del via libera alla rimodulazione “flessibile” dei fondi UE non spesi per far fronte alla crisi, per la ripresa dell’economia e delle imprese della Sicilia. Le somme non spese non devono essere però sostitutive ma aggiuntive ai fondi statali. Perché fino a quando al Nord le ferrovie si costruiscono con fondi statali, provento delle tasse di tutti noi, mentre al Sud ed in Sicilia gli interventi si finanziano solo con fondi Europei il divario Nord-Sud sarà sempre più ampio.

Ancora: l’UE ha sbloccato 37 miliardi di Euro, fondi da destinare all’emergenza coronavirus, ed ha approvato le modifiche del Parlamento in materia di limiti ai cosiddetti “aiuti di Stato” cosicché l’importo delle agevolazioni concedibili in regime “de minimis” viene elevato fino a 800,00 mila euro per singola impresa e a 100 mila euro per le imprese agricole.

Vengono inoltre resi più flessibili i criteri per la concessione di garanzie e contributi in conto interesse sui prestiti bancari e le linee di credito all’export. Altro ancora: il programma UE “ Horizon 2020 ”ha finanziato il progetto “INNovaSouth”con il quale, in Sicilia, le piccole e medie imprese possono aderire alla piattaforma on-line, già aperta lo scorso 16 marzo ed attiva sino al 3 giugno, per ottenere 8.ooo,oo euro in voucher a fondo perduto da investire sul telelavoro, smart working ( lavoro agile a distanza) e benessere dei propri dipendenti al fine di stimolare la produttività e la qualità del luogo di lavoro.

Fra i provvedimenti per il rilancio delle attività economiche e dell’occupazione in Sicilia, salutiamo con piacere come Sindacato (ed era ora!), l’accordo di programma Regione-Mise di 430 milioni per le PMI; serviranno alla Sicilia per stimolare l’attrazione degli interventi nell’Isola, l’innovazione produttiva e la competitività delle nostre imprese. Le risorse stanziate, a metà tra Regione e Mise, serviranno a innalzare il livello di innovazione e di sostenibilità ambientale delle produzioni dell’Isola; a promuovere investimenti strategici, sostenibili e di lungo periodo con l’obiettivo di generare crescita, occupazione e coesione sociale; a favorire l’attrazione di investimenti per il radicamento in alcuni settori strategici e nell’internazionalizzazione.

Per quanto riguarda il RDC abbiamo già espresso, nel numero di Dicembre, la nostra posizione: non solo ha creato delle false aspettative ma ha influito negativamente sul sistema lavoro generando ancora più disoccupati mentre, i sette miliardi stanziati, dovevano essere destinati ai datori di lavoro e imprenditori coprendo fino al 100% dei costi dei contributi previdenziali dei loro lavoratori; fra tre anni sarebbe di certo aumentata l’occupazione e migliorata la condizione economica e aziendale degli imprenditori.

Da ultimo, come si sa, il coronavirus ha portato il Governo a varare alcune norme sotto il nome “Cura Italia”; abbiamo già trasmesso, al Governo, le nostre riserve su alcuni punti quali quello di allungare la Cassa Integrazione da nove settimane a sei mesi; di incrementare la NASPI e fermare i licenziamenti; sospendere i versamenti in scadenza, rafforzare il Fondo di Garanzia per le PMI, ecc.Il blocco verticale delle attività economiche creerà un crollo immediato del fatturato valutato intorno ai 50/70 miliardi al mese.

Occorre quindi ridurre al minimo l’attuale stallo per riprendere gradualmente le attività normali quanto più presto tramite un progetto, a breve e a medio termine, per rimetterci in carreggiata. Certo è che nessuno di noi si aspettava che l’Italia, il settimo Paese più industrializzato nel mondo, fosse completamente impreparato ad affrontare una pandemia da virus dal punto di vista organizzativo, del nostro Ministero alla Sanità, e operativo in quanto è mancato di tutto: ventilatori, tamponi, reagenti chimici, mascherine e guanti monouso che, in caso di eventi straordinari, come fuoriuscita di gas e altri prodotti pericolosi dalle industrie o centrali nucleari, solo delle scorte sufficienti per tutta la popolazione si potrebbe fare fronte a questo tipo di emergenze, così come ha fatto la Cina che ci ha dato una bella lezione di civiltà ed efficienza. E intanto la Sicilia piange le sue vittime.

In conclusione, l’Italia ha avuto e superato calamità e pandemie peggiori di queste; forza uomini e donne: dimostriamo di essere anche in questa occasione Campioni del Mondo.

Riceviamo e pubblichiamo comunicato di Fenapi A.L.I. di Mazzarrone, firmato dal presidente Giuseppe Petriglieri

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