Caltagirone, Namastè, la forza e il coraggio “diversamente abile” di chi supera anche l’emergenza Covid

In questa intervista a Laura Boria, della Coop. Sociale Namastè parleremo di disabilità e Coronavirus. Con il lockdown e la cessazione della maggior parte delle attività di assistenza ai ragazzi disabili, sono state pesanti le conseguenze patite dai giovani, quali la mancata possibilità di poter andare a scuola, di fruire del sostegno necessario, e l’impossibilità di recarsi nei luoghi esterni, quindi lo stop alle uscite.

Laura di chi e cosa si occupa la Coop. Sociale Namastè? «La Coop Sociale Namastè si occupa di ragazzi disabili, diversamente abili, dai più gravi ai meno gravi agli autonomi, anche se da me sono tutti, nonostante la loro autonomia molto gravi, e stiamo parlando di ragazzi molto piccoli, anche minorenni, con psicosi multipla, crisi isteriche compulsive, Dop, insufficienza mentale, disturbo comportamentale; insomma patologie che ci impegnano molto».

E perché hai scelto proprio il nome Namastè? «Namastè non l’ho scelto io, ma un mio amico psicologo che oltre ad essere un saluto indiano, significa riconoscere e dare senso al concetto dell’uguaglianza».

Come stanno vivendo i tuoi ragazzi con disabilità intellettiva e/o relazione questa emergenza Covid-19? «Diciamo che ci siamo arrangiati. È stato un momento di contenimento molto complicato, anche perché i miei ragazzi – continua Laura – vanno a scuola, quindi hanno dovuto effettuare lezioni on linea con un risultato raggiunto davvero buono. Abbiamo avuto dei ricoveri, appunto perché da noi ci sono molti disturbi comportamentali, quelli già citati inizialmente, quindi questo Covid li ha disturbati parecchio, ma nello stesso tempo, abbiamo cercato di fornire delle attività che potessero essere equivalenti a quelle che facevamo all’esterno».

Che supporto riesci a dare in questa emergenza alle persone con disabilità? «Chiaramente io mi concentro sui miei ragazzi. È chiaro che se mi chiamano le altre comunità dò il mio apporto, ma ripeto, mi concentro su di loro perché sono piccoli ed hanno gravi patologie, dovute ad un retrocesso storico familiare con storie drammatiche». Laura conclude puntualizzando che Namastè non è finanziata da nessun tipo di ente: “Namastè vuole essere unica e continuare con le proprie gambe”».

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