Caltagirone, mozione contro i licenziamenti al Cara di Mineo: chiesti il ripristino di servizi nella struttura, ammortizzatori sociali in deroga e misure compensative per il territorio

Il Consiglio comunale, nel corso della seduta di ieri sera, ha approvato all’unanimità una mozione per la tutela dei livelli occupazionali al Cara di Mineo, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo su cui, con l’avvio (il 1° ottobre) della nuova gestione, si è abbattuta la scure dei licenziamenti, con 160 dei 299 lavoratori rimasti a casa.

 

Ecco il testo del documento: “Nel 2011 il Governo decise di insediare, nel territorio di Mineo, il più grande centro d’accoglienza d’Europa destinato ai richiedenti asilo, incurante dell’allora protesta dei sindaci e di una larga fascia della popolazione locale.  Oggi, a distanza di circa 7 anni, lo stesso governo, con le scelte compiute con la nuova gara d’appalto – in un clima generale di ostilità all’accoglienza -, sta decretando la morte di un intero territorio. Con il nuovo capitolato d’appalto, infatti, si risparmia solo sulla voce del personale, ridotto di due terzi,  decidendo in maniera scellerata di rinunciare alla compresenza degli operatori in turno e azzerando tutti i servizi di integrazione sociale. Oggi, non conoscendo ancora quale impatto avrà la nuova gestione sulla convivenza degli ospiti nel Centro, dato che agli stessi non saranno più garantiti i servizi ai quali fino ad oggi sono stati abituati, il nostro territorio rischia gravi problemi di ordine pubblico e sicurezza, ma di sicuro, a causa dei pesanti licenziamenti in corso, l’economia del  Calatino – Sud– Simeto sarà fortemente impoverita. Sarebbe ancora in corso di aggiudicazione la manutenzione ordinaria e straordinaria del Residence degli Aranci. È  intendimento del Consiglio comunale chiedere ai sindaci, al Governo regionale e ai parlamentari nazionali eletti in questo territorio di essere i primi rappresentanti delle nostre proposte”.

La mozione prosegue impegnando il sindaco e la Giunta affinché chiedano al Governo nazionale: “La salvaguardia dei lavoratori attraverso il reinserimento nel mondo del lavoro all’interno del tessuto produttivo del territorio; il ripristino dei servizi essenziali utili all’integrazione dei migranti nel territorio (l’assistenza all’infanzia, il “punto mamma” per le famiglie, il potenziamento dell’insegnamento della lingua, la frequenza nella scuola pubblica…) attraverso l’approvazione di un progetto dedicato al Cara di Mineo, da finanziare con i fondi Fami, già nella disponibilità del Ministero dell’Interno, garantendo così continuità occupazionale a tanti operatori che oggi stanno subendo il licenziamento; l’istituzione di una <zona franca speciale> o di una NO TAX ZONE, che preveda sgravi fiscali e contributivi per almeno 10 anni, compensativa dello stato di depressione economica che oggi la scelta del Governo sta determinando nel territorio dei 15 comuni del comprensorio del Calatino – Sud Simeto; ammortizzatori straordinari in deroga a beneficio dei lavoratori licenziati, che vanno accompagnati nella ricerca di un nuovo posto di lavoro, anche incentivando eventuali iniziative di auto imprenditorialità; il riassorbimento del personale attualmente non riassunto dall’attuale ente gestore del Cara di Mineo, successivamente al preannunciato affidamento del servizio di manutenzione nella stessa struttura; la creazione di un <bacino degli esclusi>, al quale attingere per eventuali assunzioni aggiuntive per malattie, ferie, maternità ecc.., e/o potenziali assunzioni per modifiche numero ospiti”.

Il civico consesso chiede, inoltre, “che non vengano depotenziati i servizi di integrazione, la cui assenza implicherebbe la trasformazione del Centro in hot spot o Cpr, cosa che comporterebbe gravi problemi di sicurezza al territorio”. Ma reclama pure: “Il rafforzamento e l’applicazione del così detto <Patto della sicurezza dei sindaci>, siglato nel 2011, per aumentare la presenza delle forze dell’ordine nell’area di interesse del Cara di Mineo e infondere così nei cittadini una maggiore percezione di sicurezza; la riassunzione di tutti gli operatori, in questa fase di transizione, per evitare disservizi e tensioni sociali almeno per un arco temporale di pochi mesi, affinché si verifichi l’effettiva forza lavoro necessaria a garantire, da un lato, la qualità dell’accoglienza e, dall’altro, la tutela dell’ordine pubblico; il rispetto della clausola sociale, prevista dal bando di gara, per la salvaguardia dei livelli occupazionali, con particolare attenzione ai lavoratori inseriti nelle cosiddette <categorie protette>”.

 

Il documento sarà inviato per conoscenza al presidente del Consiglio, ai ministeri competenti, alla Prefettura di Catania, al gruppo di lavoro di missione presso il Cara di Mineo, ai sindaci e ai presidenti dei consigli comunali del Calatino.

 

Sull’argomento sono intervenuti: il presidente Massimo Alparone (“Fronte comune per mantenere alta la guardia; non si impoverisca questo territorio”), Marco Failla (“Questa vertenza riceva le attenzioni nazionali che altre hanno in altre zone del Paese”), Luca Distefano (“Si metta in campo ogni utile strumento”), Sergio Domenica (“Si ascolti l’accorato grido di dolore dei lavoratori”), Lara Lodato (Sì a un tavolo col ministero, ma l’emergenza va superata”), Aldo Lo Bianco (“Sono ore difficili per i lavoratori del Cara, ma anche di alcuni supermercati che chiudono”), Vincenzo Gozza (“A rischio anche il notevole indotto che si regge sul Cara”) e alcuni rappresentanti di Stato e Regione, in particolare il deputato regionale Francesco Cappello (“Giusto che la vertenza sia rilanciata nelle sedi competenti”), il deputato nazionale Eugenio Saitta (“Subito contatti col nuovo prefetto per verifiche all’interno del Centro”) e l’assessore regionale Marco Falcone (“Servono strategie compensative di sviluppo di questo territorio”). Infine, il sindaco Gino Ioppolo ha invitato a concentrarsi su un obiettivo:”La reintroduzione dei quasi 200 licenziati nel mondo del lavoro”.

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