Caltagirone, l’appello di Giovanni: “Ho la sclerosi multipla e sono rinchiuso in casa”

La storia di Giovanni è sicuramente una storia privata ma con delle ripercussioni sociali e pubbliche che devono indurre l’opinione pubblica a riflettere.

«Sono affetto da sclerosi multipla ormai dal lontano 1997. La mia vita sicuramente da allora è cambiata, prima silenziosamente perché nonostante la diagnosi, non mi sentivo malato, stavo bene nonostante tutto» ci racconta Giovanni.

La sua vita è cambiata, anche quella personale, più intima, Ma di certo non è questo l’argomento che vogliamo trattare.

Oggi Giovanni non è più autonomo, non può muoversi da solo e i gesti quotidiani più comuni, quelli più spontanei per lui sono impraticabili. «Motivo per la quale un anno fa ho deciso di montare nella scala del mio condominio un montascale a piattaforma, in grado di farmi scendere giù per le scale e su, fino al primo piano dove abito, con la mia carrozzina», ci spiega.

Giovanni afferma di aver chiesto il permesso agli altri condomini di montare il montascale «e loro hanno accolto felicemente la proposta». Giovanni finalmente avrebbe acquistato un minimo di libertà, sarebbe uscito di casa con più facilità, senza che nessuno lo caricasse in braccio.

È trascorso un anno da allora, ma il montascale è rimasto smontato a casa sua e l’intera struttura gli occupa un’intera stanza che per questo motivo non può usufruire diversamente.

Cos’è successo? «Dopo aver fatto montare per buona parte la struttura, mi è stato intimato di non continuare». “Intimato” è il termine forse più giusto perché alcuni dei condomini, stando a quanto ci fa sapere Giovanni, «hanno ritrattato il loro consenso e lo hanno fatto per vie legali».

«Come succede in questi casi, qualsiasi cavillo è stato posto in evidenza pur di non procedere con l’installazione del montascale: il fraintendimento di un montascale con sediolina piuttosto che con la piattaforma, la compatibilità con gli spazi a disposizione, la prova di carico».

«Il prossimo settembre, in Tribunale si procederà con la designazione di un CTU, ovvero di un consulente tecnico d’ufficio che valuterà la prova di carico appunto. Poi dovrò aspettare che questa consulenza venga fatta e finalmente potrò esercitare un mio diritto».

La redazione rimane a disposizione per chiunque voglia replicare.

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