Caltagirone, “Il nostro lavoro? Salvare gli amici a 4 zampe”, intervista all’Associazione: “La casa di Pit”

Anche gli amici a 4 zampe hanno i loro angeli custodi; sono fatti di carne e di ossa e sono mossi da un’autentica devozione nei confronti di un lavoro tanto delicato quanto lodevole.

Sono i volontari dell’Associazione “La casa di Pit”, che agiscono in qualità di volontari, senza ricavare un centesimo dalla loro attività. Ho intavolato una piacevole conversazione con il presidente dell’Associazione “La casa di Pit”, Valentina Apuzzo, per farci spiegare quanto lavoro e quanto coinvolgimento emotivo si celino dietro questa missione.
Buongiorno Valentina, da dove nasce il nome “La casa di Pit”?
«Il nome nasce da un randagietto salvato qualche hanno fa, Pit simil pitbull bianco che stava sempre al Viale Europa con le gemelle nere, Tecla e Tina, (la cagnetta avvelenata in Piazza Innocenzo Marcinno insieme a Livio) ci chiamarono per il soccorso perché il cane si presume fu stato bastonato, il quale pieno di ferite, non utilizzava più le zampe inferiori, ma per fortuna dopo mesi e mesi di sacrifici, e dopo tante e lunghe cure ha ripreso anche l’uso delle zampe e ora vive in una delle cooperative di salute mentale di Salvatrice Criscione, anch’essa partecipe della mia associazione».
Quanti volontari siete e che ruolo avete nel recupero dei randagi?
«I volontari iscritti siamo una decina, ma solo io Salvatrice Criscione e Desy Bianco siamo attive ogni giorno. In primis ci occupiamo a sfamare e curare i 90 cani che abbiamo in associazione; ogni giorno li facciamo mangiare, puliamo loro e le cuccie, diamo i farmaci a chi ha bisogno di cure, e poi se ci arrivano segnalazioni partiamo a vedere cosa succede e se c’è bisogno si chiamano tramite la polizia municipale i dottori dell Asp per vedere cosa ha il cane (se è stato incidentato, avvelenato)».

Che rapporto avete con le istituzioni?
«Facciamo tutto di tasca nostra e con gli aiuti di alcuni cittadini che ci sostengono e aiutano con crocchette e farmaci, cito Serena Castiglione, insieme ad una nostra amica di nome Caterina, lei non iscritta, ma ci aiuta molto». Continua Valentina con tono rammaricato: È sempre dura per noi associazioni, non avendo aiuto dall’amministrazione, il problema è sempre quello; il pensiero continuo di riuscire a sfamare tutti i “canuzzi” tolti dalla strada e poterli curare con serenità, perché la vita da volontaria è davvero dura e piena di sacrifici, che facciamo con il cuore, ma quando vedi che il resto non funziona, che hai mille idee per sconfiggere il randagismo, ma il Comune resta fermo, o parla, ma non conclude, li si, hai attimi che di scoraggiamento».
Qual è stata l’esperienza più bella e quella brutta in questi anni?
«Le esperienze belle sono svariate, quando dopo lunghi giorni mesi di cura il cane si riprende, lo salvi, quelle le nostre soddisfazioni. Salvarli da ogni malattia, maltrattamenti e vedi dopo mesi che il cane si riprende, si rifida dell’uomo, lo vedi giocare e felice. Adesso, sta partendo una nostra cucciola di sette mesi per la Germania, una famiglia meravigliosa che ama gli animali e già ama lei, è qualcosa di speciale per noi. Questa cucciola trovata a marzo, curata di gastrointerite per settimane, era quella che stava peggio, l’abbiamo salvata cresciuta e ora finalmente avrà una famiglia tutta per sé che le darà tanto amore. Posso dirti cara Pamela, che il volontariato è un mondo di emozioni, brutte perché ne vedi di tutti i colori e belle emozioni quando li salvi e dai loro una seconda possibilità piena di amore.
Esperienze brutte, tante, troppi, umani crudeli che se la prendono con esseri indifesi. La prima esperienza brutta che mi viene in mente, l’avvelenamento di Tina e Livio in piazza Innocenzo Marcinno, aprire il social Facebook alle 6:00 A.M mentre sei a lavoro e vedere la foto di 2 cuori senza vita, che per anni hai sfamato e curato insieme alle altre volontarie, presa cura di loro, guardarli distesi a terra e tu nn li hai potuti salvare».
Da sempre vengono rinvenuti bocconi avvelenati, cosa vorreste dire a chi li ha lanciati?
«Rispondo, che potremmo stare qui a parlare per ore, perché mi faccio mille domande che vorrei fare a loro tutte le volte che sento o ci segnalano maltrattamenti e avvelenamenti.
“Dio è grande, e un giorno dovremmo dare conto a lui di tutte le nostre azioni sulla terra”».

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