Altipiani di Arcinazzo, la meravigliosa villa imperiale di Traiano

Altipiani di Arcinazzo, la meravigliosa villa imperiale. Traiano scelse la quiete degli Altipiani di Arcinazzo per sfuggire alla caotica Roma.

Altipiani di Arcinazzo. La valle dell’Aniene è la valle santa di san Benedetto e di san Francesco. E’ anche la valle degli imperatori, di Adriano e della sua enorme villa sotto Tivoli, di Nerone con i suoi laghi artificiali e della sua residenza a Subiaco ed infine di Traiano, che, appassionato cacciatore, si fece realizzare una villa agli Altipiani di Arcinazzo.

Traiano scoprì la zona forse in una battuta di caccia. Si innamorò di questa distesa immensa dai tratti selvaggi, delle montagne forse innevate e dei boschi verdeggianti, del silenzio del luogo così lontano dalla vita frenetica della Roma Imperiale. Si inoltrò nei boschi, li scoprì abitati da cervi, lupi, orsi, linci, cinghiali e decise di rimanere lì.

Fece arrivare da tutto il mediterraneo i marmi più belli del mondo. I capitelli dovevano essere belli come quelli di Domiziano sul Palatino, i pavimenti brillanti come nella Coenatio Iovis dei Flavi, le colonne splendide, come quelle del suo foro a Roma.
La villa si sviluppava al margine dell’altopiano su due terrazzamenti. Le tubature plumbee dell’acqua riportavano il suo nome stampigliato, le cisterne, tante, come una corona circondavano la sua dimora, alimentate dalla pioggia,e dalle sorgenti locali.

Passarono gli anni, Traiano morì in guerra lontano dagli Altipiani di Arcinazzo e Adriano fu scelto come successore. Adriano volle la villa più grande al mondo, volle crearla da solo, progettarla, disegnarla, lasciare una traccia del suo genio, non poteva accontentarsi della villa del padre adottivo. Qualche altro imperatore fugacemente vi sostò, ma presto arrivò l’abbandono, i crolli, le sale divennero stalle, i marmi divelti finirono nelle calcare e divennero calce, gli arredi architettonici andarono ad ornare le chiese dei dintorni, i capitelli divennero acquasantiere, gli architravi stipiti di porte, tanto scomparve e qualcosa restò là, dimenticato.

Foto articolo: Immagine di repertorio

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