Agromafie, business della criminalità in cinquemila ristoranti

Agromafie, business della criminalità in cinquemila ristoranti. G. C. Caselli: “Nell’ ultimo decennio aumentata del 70% la produzione di falso italiano”

Agromafie. Sporchi soldi che diventano quote nei ristoranti utilizzati come “lavatrici”  sparsi in tutta Italia. Ultimo caso a Milano dove la polizia ha eseguito un’ ordinanza di custodia cautelare per ben 9 persone e sequestro di quote societarie di pizzerie e ristoranti per un valore di 10 milioni di euro.

I soldi della ‘ndrangheta sarebbero arrivati  dalla Calabria al Nord Italia, come ha chiarito la polizia di Milano: ”L’ indagine ha consentito di far luce sugli interessi di soggetti contigui a cosche calabresi riguardanti il reinvestimento di denaro frutto di attività illecite, con immissione di grandi capitali nel circuito della grande ristorazione nel Nord Italia”.

L’ operazione portata a termine a Milano e dintorni è soltanto un granello di sabbia rispetto al business della criminalità. Secondo il rapporto agromafie della Coldiretti, i locali della ristorazione sotto il controllo della malavita organizzata sul territorio nazionale sarebbero 5mila, per un giro d’affari di circa 24,5 miliardi di euro.

Sottolinea la Coldiretti: “La criminalità organizzata approfittando della crisi economica, penetra in modo massiccio e capillare nell’economia legale ricattando o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all’estero. L’ agroalimentare è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone”.

Le operazioni delle Forze dell’ Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione.

Coldiretti sottolinea: “In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’ imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’ effetto indiretto di minare profondamente l’ immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”.

E sostiene: “Le agromafie sono diventate molto più complesse e raffinate e non vanno più combattute solo a livello militare e di polizia ma vanno contrastate a tutti i livelli: dalla produzione alla distribuzione fino agli uffici dei colletti bianchi dove transitano i capitali da ripulire, garantendo al tempo stesso la sicurezza della salute dei consumatori troppo spesso messa a rischio da truffe e inganni solo per ragioni speculative, gli ottimi risultati dell’ attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare”.

Coldiretti conclude dicendo: “L’ innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta dallo stesso Giancarlo Caselli”.

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Foto articolo: immagine di repertorio 

 

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