
Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con lunghi mesi senza piogge e la lunga estate calda e afosa che ha accentuato il fenomeno dell’evapotraspirazione, riducendo drasticamente i livelli d’acqua nelle riserve idriche.
Le conseguenze sono evidenti, abbiamo spesso raccontato di situazioni disperate come ad Agrigento, in cui l’erogazione di acqua nelle abitazioni veniva fornita ogni 15 giorni e le donne costrette a lavare i panni nelle fontane pubbliche. L’agricoltura è il settore che soffre maggiormente della carenza di acqua, e nonostante alcuni aumenti nei volumi dovuti alle recenti piogge, i livelli complessivi restano ben al di sotto degli standard ottimali.
La Situazione delle Dighe in Sicilia
La Sicilia conta oggi 45 dighe, ma molte non sono operative o presentano gravi problemi di funzionamento. Le autorità regionali monitorano attentamente i livelli e valutano misure per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, ma la situazione continua a essere critica. Alcune dighe siciliane sono gestite da più enti, complicando ulteriormente la gestione e l’efficienza delle infrastrutture. Su 25 dighe di competenza regionale, ben 18 non sono mai state collaudate. La rete idrica siciliana presenta perdite del 50%, uno spreco enorme di risorsa che, se in passato passava inosservato, oggi è diventato inaccettabile. Questo spreco è il risultato di anni di carenze infrastrutturali e gestionali.
Dighe incomplete e non collaudate
Molte delle dighe in Sicilia sono incomplete o non funzionano correttamente. La diga di Blufi è un simbolo delle difficoltà nella gestione delle risorse idriche siciliane. Progettata per raccogliere le acque del fiume Imera Meridionale, avrebbe dovuto diventare una delle risorse idriche più importanti della Sicilia. Con una capacità di circa 22 milioni di metri cubi, i lavori iniziati negli anni ’80 sono stati interrotti a causa di difficoltà finanziarie e burocratiche, lasciando la diga incompiuta.
La diga Trinità, a Castelvetrano, in provincia di Trapani, è stata costruita negli anni ’50, ed è uno degli esempi di infrastruttura incompleta. Nonostante la sua capacità di 18 milioni di metri cubi, non è mai stata collaudata e ha gravi problemi strutturali.
La diga Ragoleto-Dirillo, costruita negli anni ’50, ha visto una drastica riduzione della sua capacità idrica, con una perdita dell’80% nel 2024. Questa riduzione mette a rischio l’approvvigionamento di acqua per l’agricoltura locale e contribuisce a un quadro già critico.
Le Richieste di Confagricoltura al Ministro Lollobrigida
Durante un incontro ad Ortigia con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, il presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona, ha chiesto un intervento urgente del governo. Tra le richieste: mettere in funzione le dighe non collaudate, monitorare le condutture per prevenire perdite e furti d’acqua, attivare i dissalatori e promuovere il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura.
Agricoltura e Turismo settori in crisi
Marchese Ragona ha sottolineato che la siccità sta danneggiando non solo i cittadini e l’agricoltura, ma anche il turismo, settori cruciali per l’economia siciliana. Ha chiesto l’annullamento delle cartelle inviate dai Consorzi di Bonifica per un servizio inesistente e ha sollecitato l’attuazione degli sgravi fiscali per la calamità naturale. Infine, ha ribadito l’impegno di Confagricoltura a collaborare con le istituzioni per risposte rapide e soluzioni strutturali a lungo termine.
Foto tratta da L’Italia che cambia